Cosa ne è della poesia?
10 9 2023
Cosa ne è della poesia?

A proposito di "Poesie dell’Italia contemporanea", a cura di Tommaso Di Dio

Dopo una gestazione lunga più di dieci anni, finalmente Tommaso Di Dio ci ha regalato un’opera mastodontica, Poesie dell'Italia contemporanea 1971-2021. Si tratta di un volume di 1088 pagine in cui sono stati raccolti alacremente più di 600 testi e 200 artisti, è concepito per essere un racconto della poesia italiana degli ultimi cinquant’anni. Poesie, al plurale, perché l’antologia pone al centro la polifonia poetica del nostro tempo.

Nell’incontro presso l’ex chiesa di Santa Maria della Vittoria, il curatore Tommaso Di Dio, dialogando con Carmen Gallo, spiega che il progetto nasce dalla volontà di rispondere allo sconforto che assale il lettore assetato di poesia quando si scontra con la mancanza di spazi preposti. Spazi fisici e non: vagando tra le librerie si trovano ingombranti scaffali dedicati alla scienza, alla psicologia, all’informatica, o ancora ai gialli o ai romanzi rosa. Alla poesia sono dedicate poche mensole polverose. Ecco che a questa sottrazione Di Dio risponde con un lavoro di scavo, di ricerca meticolosa di raccolte fuori edizione e di nuove voci sommerse, poiché nonostante siano passati quasi due decenni dall'ultima antologia di poesia contemporanea di Andrea Cortellessa (Parola plurale. 64 poeti italiani fra due secoli), il fermento poetico degli ultimi anni è aumentato sempre più.

Le antologie hanno un problema strutturale: non sono in grado di raccontare il contemporaneo. Di Dio quindi non cede in maniera prona alla forma antologica tradizionale, deduttiva e saggistica – adottata, fra gli altri, anche da Sanguineti e Cortellessa – che pone il focus sull’autore del testo a scapito del testo. Al contrario, Di Dio ritiene che il modello sia inadatto a descrivere il panorama contemporaneo proteiforme, il quale risulta connotato da una grande vivacità linguistica della poesia. Per questa ragione sceglie di lavorare in maniera induttiva sui testi, recuperando una tradizione eretica che pone l’attenzione sul linguaggio ed evitando, come i suoi predecessori, di considerare il testo poetico come uno specchio del contesto storico in cui è stato prodotto, finendo per essere un resoconto storico delle correnti letterarie. La poesia è per sua natura sovversiva.

Le antologie tradizionali si strutturano per raggruppamenti generazionali, individuando tra essi temi e stilemi simili, facendo emergere gli autori successivi come dei luminari innovatori. Non esistono però salti così netti, la poesia si sviluppa sempre all’interno di una tradizione e una continuità. Se si considerano i testi in ordine cronologico, diversamente, si opera un recupero del tessuto connettivo. Ci troviamo immersi in un groviglio di ife, un panorama poetico colmo di interconnessioni. Questa prospettiva storica è uno dei capisaldi su cui si basa Poesie dell'Italia contemporanea 1971-2021.

Il volume è diviso in cinque macro sezioni corrispondenti alle ultime cinque decadi: ciascuna di esse è introdotta da una soglia narrativa che raccoglie delle suggestioni storiche. Non vi sono note critiche, vi è invece un susseguirsi dei testi, che assumono importanza primaria. Il curatore individua quattro percorsi che affrontano alcune dicotomie, poesie civili/incivili, io/non io, poesie facili/difficili, forme aperte/chiuse, in modo tale da poter attraversare e pagine anche tematicamente. Oltre all’icasticità l’autore fa in modo di accostare delle poesie che creino delle tensioni elettriche di somiglianza per tracciare somiglianze o divergenze fra i testi e creare delle isole di senso.
Di Dio suggerisce una terza via di lettura, la più istintiva: suggerisce di aprire casualmente il libro – con tutta probabilità ci si troverà di fronte una poesia, invece che qualche commento critico – e di leggere il componimento. Qualunque siano i versi prescelti, saranno un frammento che racconta qualcosa della nostra contemporaneità.

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