Cosa resta dopo il triplice fischio?
10 9 2016
Cosa resta dopo il triplice fischio?

Letteratura sportiva, Poddi e Trincheri si raccontano

Non è affatto come si potrebbe pensare. Non ci sono “partite della vita”, non ci sono ultimi minuti prodigiosi da chi entra dalla panchina. C’è, invece, uno sport “maturo”, quello che si sgretola perché sono gli stessi atleti a soffrirne. Emiliano Poddi, al suo terzo romanzo con Le Vittorie imperfette, e Stefano Trinchero, all’esordio con La copia infedele, hanno un bisogno comune: raccontare storie di sport ma focalizzare il contesto, non le imprese.

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È in questo modo che, tra malinconia, intrighi e umorismo, entrambi portano sogni, illusioni, speranze e rimpianti in un campo da calcio o sul parquet di un palazzetto. Mentre Trinchero ci racconta di una Torino inquieta, Poddi esalta uno dei filoni più interessanti del Festivaletteratura di quest’anno, quello della diversità e dei confini.

Ed ecco che la riga di fondo campo della finale olimpica di basket del 1972 di Torino si trasforma in quella «di demarcazione tra felicità e infelicità». Ma, ricorda Trinchero, «per andare dritti bisogna procedere per tentativi; la vita non è mica una carreggiata coi trattini dipinti in mezzo».

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Trait-d’union del dialogo tra i due scrittori è Marco Malvaldi, campione italiano di tennis tavolo, che si chiede come sia stato possibile per Emiliano Poddi scrivere di un evento sportivo di pallacanestro accaduto 40 anni fa e perché Stefano Trincheri abbia dovuto raccontare di una squadra di calcio inesistente di Torino.

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Pur avendo sviluppi diversi, pur essendo sport con pochi punti in comune, le prospettive dei due libri sembrano coincidere.

Poddi punta a «raccontare il sovvertimento dei pronostici e come un uomo possa restare di fronte ad esso»; Trincheri vuole «raccontare tutto ciò che ruota intorno al calcio, di ciò che resta quando cessa di mostrarsi».

Entrambi, quindi, non scrivono di sport, ma ne prendono spunto per accendere i riflettori proprio quando si spengono. Cosa resta negli atleti americani sconfitti per la prima volta in una finale olimpica, durante la Guerra Fredda, contro l’Unione Sovietica? Del campo vuoto e delle tribune restano persone vere, uniche, che nella vita devono tirar fuori i loro artigli per restare aggrappati ai sogni. Proprio come accade nello sport.

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