CURIOSITÀ ABISSALI
8 9 2023
CURIOSITÀ ABISSALI

Patrick Svensson e quel bisogno di descrivere la vita a partire dai suoi fondali

Negli abissi il tempo si ferma. Non esistono le stagioni, non esistono i rumori, non esiste nemmeno la luce. Che cosa succede nelle profondità di questo buio sterminato? Che cosa ci si annida?

A questi interrogativi Patrik Svensson risponde con delle storie. Le storie della «gente di mare», di quei personaggi celebri o dimenticati che hanno dovuto condividere con il mare il ruolo di protagonista. Al suo fianco, ad immergersi nel vivo di Festivaletteratura per raccontare queste storie, ci sono una copia del suo ultimo libro, L’uomo con lo scandaglio, e Leonardo Piccione.

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Certo, è sconcertante realizzare che «sappiamo più della superficie di Marte che non di quanto vive negli abissi», che più del settanta percento degli oceani non è ancora stato esplorato, che esistono centinaia di migliaia di specie marine di cui non sappiamo assolutamente nulla. Eppure è proprio questa consapevolezza che da sempre affascina Svensson e che fa nascere in lui il bisogno di descrivere la vita, o meglio scandagliarla, a partire dai suoi fondali. Come in tutti i classici sul mare, questo mistero è rappresentato soprattutto in senso esistenziale, per simboleggiare l’ignoto e il buio dell’anima (il Capitano Achab la cercava dentro di sè, la balena). E anche se ci sembra di vivere in un mondo dove tutto è già stato scoperto, «il mare offrirà sempre più domande che risposte.»

Oltre al mistero, in realtà, anche la curiosità esercita un ruolo chiave per Svensson. Non tanto quella «percettiva» (quella più diretta e semplice), quanto quella epistemica, «quell’amore per ciò che non sai, quella spinta fortissima a conoscerlo» ad ogni costo. La stessa che lo ha spinto ad intitolare il suo primo libro Nel segno dell’anguilla, proprio in onore di uno dei misteri marini più longevi e complessi.

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Ma non è lo Svensson «cultore della curiosità» a rispondere quando gli viene chiesto di specificare quanto di personale ci sia nei suoi libri. Con lo stesso tono discreto e profondo con cui scrive, è lo Svensson delicato a rivelare che effettivamente c’è tanto di sé tra le pagine che ha pubblicato. C’è suo padre Nel segno dell’anguilla, che le cattura nei fondali bassi dei canali, nonostante sia «un uomo normale, su cui di solito non si scrivono i libri». C’è sua madre ne L’uomo con lo scandaglio, che per prima lo ha aperto al mondo e alla passione per il mare, aiutandolo ad imparare a leggere da piccolissimo con un libro sui pesci. Tra i flutti di cui narra insomma, ci sono le sue origini.

«Chi cerca le origini di qualcosa cerca anche le proprie origini» gli ricorda quindi Piccione. E in effetti, per lo scrittore svedese, così è stato: cercando le storie che rispondessero ai suoi interrogativi sul mare, «si è portato a casa scrivendo» (la traduttrice simultanea spiega di non poter tradurre diversamente questa costruzione grammaticale tutta svedese) due libri che gli hanno fatto scoprire le sue radici.

Resta solo un dettaglio da chiarire: chi è allora quest’Uomo con lo scandaglio? A dirla tutta, era un fornaio. Nonostante fosse nato in una famiglia poverissima della Scozia meridionale e non avesse ricevuto alcuna istruzione, l’interesse di quest’umile panettiere per la natura lo spinge ad osservare, analizzare e classificare tutto ciò che lo circonda, dalle pietre agli insetti, dalle piante ai fossili. Ed è in quest’ultimo campo che Robert (ironia della sorte) Dick fa una scoperta importantissima, trovando il primo esemplare conosciuto di copulazione tra due sessi. La sua passione per la natura è «l’incarnazione della curiosità vera», che non ha scopo se non quello di conoscere. Lo scandaglio, dopotutto, è stato inventato quando l’esigenza di scoprire quanto è profondo il mare ha superato l’inaccessibilità del suo abisso.

Purtroppo però la curiosità sembra viaggiare sempre in compagnia della sua nemesi: la distruzione. Non si può ignorare la tendenza dell’uomo a seguire uno schema ben preciso quando si prodiga per soddisfare la sua curiosità: prima scopre, poi conquista, poi distrugge. Ma per quanto riguarda il mare la dinamica sembra essere ancora più assurda: «riusciamo a distruggere persino quello che non abbiamo ancora esplorato.» A questo proposito, Svensson fornisce un esempio lampante: Victor Vescovo, quando ha stabilito il record di immersione, calandosi quasi fino a unidic chilometri di profondità, ha visto come prima cosa un sacchetto di plastica.

Dal pubblico si fa strada un’ultima domanda: come si conserva allora l’ottimismo? Per Svensson è semplice rispondere. Quando chiudi una pianta in una stanza buia, durante le ore di luce apre comunque le foglie verso il sole: «ci sono sempre dei dettagli che suscitano stupore e, di conseguenza, ottimismo.»

Festivaletteratura