Del perchè 2+2 non fa sempre 4
12 9 2020
Del perchè 2+2 non fa sempre 4

Il principe delle scienze: Chiara Valerio, la matematica e la democrazia

Chi l’ha detto che 2+2 fa sempre 4?!

La spiegazione è semplice e dipende dalle condizioni di insieme.

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Anche Vladimir Nabokov riflette su quanto la tirannia del senso comune sia fuorviante e ingannevole osservando e ribattendo che, se «cento dollari son più di cinquanta […] un fenomeno chiamato inflazione ha fatto sì, notoriamente, che cento dollari arrivassero a valerne meno di dieci nel giro di una notte», come una stessa equazione capace di ammettere più soluzioni a seconda delle circostanze. Non a caso, secondo Chiara Valerio: «le verità umane somigliano alle verità matematiche. Sono tutte assolute e tutte transeunti, dipendono dall’insieme in cui vengono enunciate, dal contesto». Sono verità effettuali, per dirla con Machiavelli.

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Insofferente nei confronti degli assoluti incontestabili, la matematica insegna a dire no all’autorità. Un no riottoso e ribelle, alla Lady Oscar delle scienze, contro le imposizioni dall’alto e i dogmi indiscutibili. È così che «democrazia e matematica, da un punto di vista politico, si somigliano –in quanto- come tutti i processi creativi non sopportano di non cambiare mai». Messa al bando l’autorità, ci si può chiedere, allora, cosa resta? Restano prospettive e punti di vista, molto più umani, sentimentali ed emotivi e pure molto più interessanti, sfaccettati e tridimensionali della verità. No, Chiara Valerio non istiga all’anarchia, ma ad una posizione relativista onnicomprensiva. Tant’è che dire no all’autorità non significa dire no alle regole e non dire no alle regole non significa obbedire passivamente.

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A differenza di un sistema dittatoriale, la democrazia si distingue proprio quale «percorso di interpretazioni, contrattazioni e indecisioni», al pari di una teoria scientifica che va continuamente verificata. Così come la scienza non procede per certezze, ma per dubbi, ipotesi e pure errori. Ebbene sì, persino i matematici sbagliano.

E Chiara Valerio, grazie al suo personale apprendistato matematico, un apprendistato prima di tutto etico e civile, insegna a guardare agli errori con grazia ed occhi di scienziata. Non come a «difetti morali» bensì come ad «uno dei modi per proseguire la ricerca», raddrizzare il tiro «o addirittura cambiarlo», con grande umiltà verso i propri limiti, giacché il perdono cristiano in matematica si traduce nella comprensione, nella comprensione appunto degli errori.

Per questo motivo pensare agli scienziati come a geni infallibili o «ai sacerdoti della soluzione […] è un modo […] di istituzionalizzare come scienza qualcosa che è il contrario della scienza: la certezza fideistica».

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Da tali osservazioni deriva quindi la rampogna verso la classe politica attuale che, se avesse studiato matematica e se l’avesse capita, si comporterebbe diversamente per cui i politici «non agirebbero come singoli, ma come funzioni di un sistema più ampio del loro ego, e soprattutto non si preoccuperebbero delle cose, ma delle relazioni tra le cose», in virtù di quell’affascinante e potentissimo principio di superadditività tale per cui «lo Stato è qualcosa di più rispetto all’azione congiunta di potere legislativo, esecutivo e giudiziario», allo stesso modo in cui ogni uomo è qualcosa che va ben al di là di asettici dati biologico-genetici.

L’uomo è memoria, è interpretazione, comprensione e fraintendimento, è perdono ed è verbo. Ed è proprio il verbo, la parola, il linguaggio, a rendere l’individuo irriducibile, “perché permette di raccontare. E raccontando di creare versioni”.

Per ascoltare l'intero incontro:

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