E 'l modo ancor m'offende: dialogo sull'importanza dell'esattezza della parola
8 9 2019
E 'l modo ancor m'offende: dialogo sull'importanza dell'esattezza della parola

Pericoli e possibilità dell'epoca digitale

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«Le parole sono importanti», diceva Nanni Moretti: descrivono il nostro mondo o lo ricreano a nostro piacimento. Ed è proprio sull’importanza di queste che ruota l’incontro, che parte con Neri Marcorè che ricorda Primo Levi e i suoi scritti sulla rivista ECOS. A cento anni dalla scomparsa dello scrittore, i suoi racconti colpiscono i lettori di oggi e di ieri per l’esattezza delle parole, dovuta forse al suo essere scienziato. Esattezza oggigiorno messa a dura prova dall’ arrivo dei nuovi media, che con la loro velocità e la loro pluralità di voci possono confondere e frastornare i lettori. A riflettere sulle parole un dialogo a tre con Massimo Gramellini, Gianrico Carofiglio e Arianna Porcelli Safonov, rappresentanti esemplari del mondo dei libri, dei giornali stampati e del web.

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Relativa, democratica, manomessa. Questi i tre aggettivi chiave per descrivere il potere della parola. Le parole possono essere relative: facendo riferimento alla scrittura giornalistica Gramellini ammette che «ognuno racconta la sua verità, filtrata da quello che sei tu. Il montaggio dei fatti è di per sé un’opinione». Esprimere un’opinione - in buona fede - non rovina il lavoro giornalistico: quello che lo danneggia è la fake news, colui che in malafede utilizza la parola per costruire una verità fittizia.

Madre e culla delle fake news è il web che, nonostante questo, rimane per la Safonov «l’ultimo strumento democratico»: l’apertura di un blog le ha infatti permesso di fare della sua scrittura comica un lavoro, bypassando tutti gli intermediari che sono sempre esistiti tra scrittore e lettore. Un rapporto diretto dove lo stesso lettore diventa strumento attivo e dove tutti hanno il diritto di parola: «è molto pericoloso - riflette la donna - ma, per fortuna, è ancora legale».

Altro elemento distorsivo della rete è la manomissione della parola, lo stravolgimento del suo significato iniziale. Sulla manomissione delle parole scrive Carofiglio in un suo libro dall’omonimo titolo, riflettendo sul duplice significato di manomissione.

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«Danneggiamento ma anche affrancamento» spiega lo scrittore, che ricorda come in effetti questa parola derivi del gesto dell’antica Roma di affrancare lo schiavo. Ridare alla parola il suo significato iniziale è per lo scrittore un atto necessario, perché «quando le parole perdono di significato, noi uomini perdiamo la libertà». Il contratto sociale primario di una comunità è infatti la fiducia in un linguaggio comune; «quando queste parole sono usate con sciatteria - specifica l’ex magistrato - i cittadini perdono fiducia e la democrazia è in pericolo».

Nelle pieghe delle parole si nasconde dunque il pericolo. Ma anche la bellezza di saper riportare la bambinitudine, la gioia quasi ingenua di vedere la realtà con gli occhi di un bambino. Come se fosse la prima volta.

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