…e non abbiamo ancora detto niente
6 9 2023
…e non abbiamo ancora detto niente

Un boato iniziale per il Giacomo Poretti comico, e un’ondata di risate per il Giacomo Poretti scrittore: l’inizio e la fine di un incontro che ci ha insegnato che nulla (e nessuno) è mai una cosa sola

Giacomo Poretti presenta un suo libro di racconti al Festivaletteratura – sì, Giacomo Poretti, quello di Aldo, Giovanni e Giacomo! Ed è il pienone: le persone rimangono in piedi, le mille sedie di Palazzo Ducale sono tutte occupate. Sembra di stare al concerto di una rock band: e infatti, per chi ha passato la propria adolescenza nell’Italia degli anni Novanta e Duemila, parlare di Tre uomini e una gamba è, in termini di influenza culturale, un po’ come parlare dei Rolling Stones. Circa.

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Okay, torniamo seri. Dopo il lunghissimo applauso iniziale, infatti, Bruno Gambarotta ci tiene a ricordare al pubblico di non montarsi la testa, perché Un allegro sconcerto non è affatto un libro facile. Perché, semplicemente, non è stato scritto dal Giacomo comico per cui si era scatenato quell’applauso iniziale. È stato scritto da un altro Giacomo. Oh perbacco, un omonimo? No, un semplice caso clinico di pirandellismo cronico: la capacità di essere tante cose, di essere comico ma anche scrittore, scrittore ma soprattutto lettore, e a volte, perché no, anche santone e profeta: chi avrebbe mai detto che in moltissimi racconti ci si ispiri alla Bibbia, o che traspaia, trafugato, il linguaggio di Musil, o ancora che si si parli di depressione, anche di morte? Il conto di racconti che parlano di morte non lascia adito a dubbi: 10 su 29, signore e signori, un terzo del libro di uno dei comici più famosi d'Italia parla di morte. Un tema che si rivela alquanto caro all’immaginazione di Giacomo Poretti.

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Ed è da qui che nasce lo sconcerto del titolo: è proprio lo sconcerto del lettore. La copertina del libro è in verità uno specchio, in cui l’allegro sconcerto è quello che sovviene quando ci stupiamo perché chi pensavamo fosse già pienamente inquadrato, è in realtà altro, è tante cose. Una copertina che è un invito a meravigliarci, a sconcertarci mentre riconosciamo che il familiare, il semplice, l’univoco, improvvisamente diventa strano, imprevisto, nuovo.

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Anche perché senza sconcerto, cosa ci sarebbe da ridere? La comicità nasce proprio dalle distonie, dall’arrivo improvviso di una cosa che, proprio come Poretti descrive gli ospiti del suo podcast – anzi, PoretCast – “con lui non c’entrano niente”. Forse anche il Giacomo Poretti scrittore non c’entra niente con il Giacomo Poretti comico, o forse sì. Di una cosa sola siamo sicuri: che, guardandosi allo specchio, entrambi sarebbero decisamente sconcertati alla vista dell’altro Giacomo.

Festivaletteratura