Fatti felice, se puoi
8 9 2023
Fatti felice, se puoi

Musica e parole per un altruismo intelligente

«E se provassimo a trovare un'altra forma / o se dovessi far da solo; solo un'altra traiettoria / fino a scoprire che l'antidoto alla mia malinconia / è una felicità, e non per forza la mia»

Si può coltivare la propria felicità facendo del bene agli altri? È un po’ questa la domanda racchiusa nei primi versi della canzone di Niccolò Agliardi La mia felicità. Eppure, per Stefano Scansani sembra quasi paradossale ritrovarsi qui sul palco del teatro Bibiena a parlare di filantropia, bontà e generosità. Idee come la donazione liberale, l’altruismo sono materiale ormai caduto morto nel 2023, in un’epoca dove l’individualismo è portato all’estremo e la competizione selvaggia sembra dominare nella vita delle persone.

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«Ci sembra sempre di non fare abbastanza per gli altri», ribatte però Marco Annoni, «abbiamo sempre la sensazione che il nostro intervento sia una goccia nell’oceano», che fare del bene generi solo un piacere immediato. Invece non è così, ed è di questo che il bioeticista milanese parla nel suo libro La felicità è un dono (Sonzogno, 2023). L’idea che la propria felicità passi per quella degli altri è qualcosa di acquisito nella storia e a tal riguardo Agliardi racconta al pubblico la propria esperienza di genitore affidatario di due adolescenti: un’esperienza pirotecnica, emozionante, bellissima, dove il cantautore rivela di essere diventato uno «strumento zeppo di bene ricevuto» che ora sente il bisogno di restituire agli altri.

Produrre del bene produce altro bene, è una catena che ha degli effetti benefici per il proprio corpo e la propria mente. Esistono vari livelli di felicità, una emotiva e immediata, quindi una cognitiva fatta di riflessione sul proprio percorso di vita insieme agli altri, e infine una felicità esistenziale, difficile e introspettiva. Donarsi agli altri tuttavia le racchiude tutte in un concentrato di sentimenti proattivi e prosociali che generano risultati positivi per il benessere fisico e psicologico: praticare il dono, il volontariato ha dei ritorni per la persona, sono le neuroscienze cognitive e la biologia cognitiva a confermare le teorie di Annoni.

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Fra i tanti fattori che influiscono sulla qualità di vita delle persone infatti non ci sono soltanto elementi come la ricchezza, l’avere una buona posizione sociale o un buon lavoro quanto l’avere una coesione sociale, l’essere in mezzo agli altri, lo svolgere attività di volontariato e di sostegno verso gli altri. Ecco dunque che l’atteggiamento proattivo, l’altruismo e la solidarietà diventano elementi importanti per il progresso evolutivo della civiltà. La teoria della selezione naturale, che sulla carta vorrebbe tutti gli individui in competizione fra loro, è ribaltata in modo sorprendente laddove sono i gruppi formati da persone con comportamenti prosociali. Coloro che hanno maggiore propensione alla collaborazione sono destinati a una vita migliore, più serena e felice, a porre le basi per una società più equa e attenta ai bisogni di tutti.

Parlare di altruismo e solidarietà nasconde però inevitabilmente anche delle insidie. La paura di non essere ricambiati o di rimanere delusi, così come il rischio di risultare buonisti per eccesso di liberalità oggi sono dietro l’angolo. Ecco allora che si fa largo l’idea di un altruismo intelligente come modo di interpretare la generosità oggi; è necessario assumere una posizione di distacco, di consapevolezza degli effetti delle nostre azioni, senza slanci eccessivi che possano risultare come azioni sprovvedute, per poter generare e contemplare la felicità. È dunque l’altruismo intelligente la via verso la felicità, una felicità che richiede mestiere e disciplina, attenzione alle reali necessità dell’altro. Solo così infatti è possibile godere di una vita sana e prospera.

L’unica istituzione della nostra società che sembra ancora veicolare messaggi di solidarietà e fraternità è però quella legata alla religione e al messaggio cristiano. Non vi sono infatti altri istituti giuridici, economici o politici che trasmettono questo concetto nella società di oggi, spesso marcata da una paura verso l’altro. Continuare a sperare è tuttavia necessario per imparare di nuovo ad affidarsi e a fidarsi. Riscoprire la bontà di un gesto spontaneo, la bellezza del donarsi, essere consapevoli dei benefici che questo comporta per il corpo e la mente, agire in modo consapevole verso il prossimo superando diffidenze e scetticismi è dunque la base per costruire una società più attenta e inclusiva che consenta di tornare ad apprezzare la pienezza dell’essere umano nella sua dimensione di animale sociale.

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