Fermando il tempo con Matt Haig
6 9 2018
Fermando il tempo con Matt Haig

Scrivi come se nessuno ti vedesse

Intorno alle patrie, alle identità, alle lingue che a fatica si riconducono dentro i confini ridisegnati per tutto il Novecento si annodano molte delle potenti narrazioni degli scrittori europei ospiti quest'anno a Festivaletteratura.


Nato da una poesia apparsa per la prima volta in un suo tweet, il romanzo Come fermare il tempo (How To Stop Time) presenta tante personalità quante ne ha il suo protagonista, Tom Hazard. Matt Haig rivela a Peter Florence e al pubblico dell’Officina del Gas come il suo libro sia, essenzialmente, una metafora in grande scala del nostro bisogno quotidiano di creare legami con coloro che ci circondano. Una necessità che rimane insoddisfatta per lungo tempo, nei primi quattrocento anni di vita del protagonista. Tom è affetto da una rara malattia (anageria), che lo fa invecchiare molto lentamente e lo porta inevitabilmente a perdere tutti coloro che ama. L’anageria è dunque vista come una metafora di profonda solitudine legata al segreto che Tom deve mantenere per non mettere in pericolo le persone a cui tiene.

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Haig paragona la condizione di isolamento fisico e sociale che circonda il suo personaggio a una discussione sull'emarginazione provata da coloro che, come lui, soffrono o hanno sofferto di disturbi depressivi. Questo è un tema molto caro all'autore ed emerge in scritti autobiografici come, ad esempio, il racconto della sua depressione giovanile in Continuare a vivere. L’emarginazione di Tom è anche quella del profugo, costretto a spostarsi da un paese all'altro nel corso della sua lunga vita per sviare i sospetti sulla sua identità e non portare sofferenza a coloro a cui è sentimentalmente legato.

Nonostante i temi impegnativi che emergono dalla narrazione, Haig svela anche alcuni dettagli del suo processo di scrittura che puntano, in primo luogo, a divertire lui e i suoi lettori. Così l’autore presenta al suo pubblico un William Shakespeare amante delle ostriche e dall’alito cattivo e un Francis Scott Fitzgerald con la passione per il Bloody Mary. Secondo l’autore, «il divertimento troppe volte viene svalutato». Per questo Haig svela di essersi messo nei panni di un alunno di scrittura creativa e, seguendo i suoi gusti, di aver prodotto il libro che avrebbe sempre voluto leggere.

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«Un misto di fiction popolare e fiction romantica?» chiede dunque Florence. Difficile stabilire una categoria dato che, appellandosi al disprezzo di Shakespeare per la divisione dei generi letterari, anche Haig preferisce evitare questo tipo di confini. L’autore definisce la sua opera come un tentativo romanzesco di rispecchiare la vita vera. Da testimone passivo a complice della storia, Tom Hazard non è né un eroe né un malvagio e la sua vita diventa un viaggio contro l’indifferenza verso ciò che lo circonda grazie all'amore e al contatto umano. «Un po’ come tutti noi, nel nostro piccolo», secondo Haig.

Qua potete seguire l'intervista eseguita dalla nostra redazione

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Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Evento 29 “Autoritratto di un giannizzero” - 47 “Accadde a Sarajevo” - Evento 101 “Metafisica del lontano nord” - Evento 114 “Nipoti della storia” - Evento 115 “Nelle fini piume delle nuvole” - Accenti, “En el laberinto catalán” sabato 8 settembre, ore 10:00 - Evento 146 “Un pregiudizio mai sopito” - Evento 155 “Guardare al passato per raccontare la Russia di oggi” - Evento 156 “La Spagna sospesa in un romanzo” - Evento 187 “Il mondo si incontra a Bruxelles” - Evento 196 “Il sessantotto che non abbiamo capito”.

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