Gli amori sporchi secondo Andre Dubus III
11 9 2015
Gli amori sporchi secondo Andre Dubus III

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In occasione dell’uscita del suo ultimo libro, L’amore sporco (Nutrimenti), Andre Dubus III incontra Fabio Geda e insieme esplorano le radici psicologiche e autobiografiche della scrittura dell’autore americano, le tematiche ricorrenti nelle sue opere e quelle caratteristiche dell’ultimo libro.

Forse per via del suo interesse per le questioni legate al disagio minorile, Fabio Geda prende le mosse dal passato di Dubus e dalla sua infanzia, narrata nel romanzo d’esordio I pugni nella testa. Nato e cresciuto in una cittadina industriale del Massachussetts, allevato insieme ad altri quattro fratelli da una madre single costretta a lavorare sodo per tirare avanti, Andre ha imparato presto le leggi della strada e a picchiare i bulli per difendere i più deboli. Nel momento in cui si sentiva risucchiato da una spirale di violenza che poteva inghiottirlo per sempre, un giorno quasi per caso comincia a scrivere una storia. Così scopre il potere terapeutico della narrazione, sentendo per la prima volta placato l’istinto violento sviluppato nella sua vita borderline.

Il desiderio di curare il proprio spirito e quello di comprendere le cose sono alle origini della scrittura di Andre Dubus III. Dialogando con Geda infatti afferma che non si sente, in quanto scrittore, più intelligente degli altri, al contrario condivide l’affermazione di Flannery O’Connor secondo cui un autore non può fare a meno di “un granello di stupidità”, intesa come la capacità di guardare il mondo a bocca aperta, come farebbe un ebete. Questo atteggiamento che possiamo definire umile, privo dell’arroganza dell’intellettuale che vuole spiegare agli altri la vita e il mondo, lo porta a lasciare sempre aperti i suoi racconti, calando il lettore nei panni dei personaggi senza tirare le somme offrendo una propria verità. Al centro della realtà permane sempre un senso di mistero.

Dubus ritrae un’America dalle tinte dark, in cui ombre inquiete si allungano sul sogno a stelle e strisce. L’autore spiega che pur amando il proprio Paese, ne critica l’eccessiva superficialità, la divisione semplicistica tra vincenti e perdenti, basata soltanto sulla considerazione dei beni materiali. È un materialismo che mina alla base degli affetti, sgretola l’idea stessa di famiglia e impedisce alle persone di “amarsi bene”. È questo che rende l’amore un po’ sporco.

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