I toni del fotografo
10 9 2016
I toni del fotografo

La panoramica di Oliviero Toscani sullo stato della fotografia

«La creatività è per i ricchi, o per chi può permettersi di non lavorare». Oliviero Toscani fugge da espressioni di comodo e, con brillante schiettezza, sfata i miti che si legano alla fotografia: «Non è vero che gli artisti sono disordinati, è una voce che hanno messo in giro i disordinati che non riescono ad essere artisti».

Fin da bambino è sempre stato immerso nella cronaca e da qui, da quando il padre Fedele Toscani, primo fotoreporter del Corriere della Sera, riportava a casa le notizie dal giornale, deriva la sua inclinazione a non perdere mai il contattato con la realtà. Racconta che un giorno, da bambino, il padre gli affidò una fotografia da consegnare in studio a Montanelli e che il mattino dopo la ritrovò a scuola sulla prima pagina del giornale del maestro delle elementari - con lo stupore delle scoperte prevedibili, ma al momento inattese. Ebbe l'impressione allora di essere un passo avanti al maestro, con lo stesso atteggiamento di competizione che, anni dopo, avrebbe mostrato nei confronti dei suoi modelli. Dopo aver frequentato gli ultimi anni di liceo in un collegio di ispirazione religiosa, si iscrisse alla Scuola d'Arti e Mestieri a Zurigo, che oggi riconosce di importanza cardinale nella sua formazione. Ma ha sempre vissuto agli estremi dell'accademia, cercando di superare anche le convenzioni espressive.

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Quello che rimane è l'impossibilità di incanalare l'esperienza artistica in definizioni cumulative e, tra queste, le più diffuse sembrano essere le più fuorvianti. L'artista fa ciò che sa fare meglio, con semplicità. Andy Warhol girava con la polaroid in un sacchetto di plastica, aveva una massima attenzione ai dettagli e nessuna affettazione. La fotografia è forse l'arte più democratica, perché permette a tutti di esprimersi con un linguaggio visivo e un risultato discreto è alla portata di tutti. Eppure c'è il rischio di cadere nella banalizzazione, sottolinea Toscani, perché la macchina fotografica offre subito un prodotto finito, ma in realtà non è niente più che una penna o una matita. E' necessario molto di più per arrivare ad una poesia. I nuovi sistemi fotografici che si regolano in modo automatico consentono a tutti una buona qualità di scatto, permettono la diffusione di uno strumento ma non definiscono nuove vette. La fotografia rimane fondata sullo studio dei colori, gli accostamenti e richiede la stessa attenzione di un lavoro artigianale. Richiede tempo la cura dei dettagli, naturalmente, ma la parte più difficile è togliere, semplificare. Per creare lo sfondo bianco, caratteristico di molte sue fotografie, Oliviero Toscani si siede ad osservare il telo: «Lì proietto tutto quello che so finora, forme di ogni tipo, aspettative e pigrizie» e rimane fermo anche mezz'ora, prima di congedare lo scatto.

Paradossalmente, una delle migliori definizioni della fotografia proviene dalle culture iconoclaste, che la proibiscono, persuase che l'obiettivo sia in grado di catturare l'anima dei soggetti. Da uno sguardo davanti alla macchina fotografica si riesce davvero ad entrare in intimità con una persona. Un po' come uno psicanalista, si potrebbe suggerire, ma Toscani preferisce il paragone con un barbiere. «Una volta ho conosciuto un barbiere che mi diceva, dopo vent'anni di lavoro, di riuscire ormai a capire una persona toccandole la testa, per come si muove, dalla rigidità dei muscoli e da ciò che sceglie di dire in quella situazione». La fotografia è, nella sua semplicità, poliedrica, dal soggetto o elemento su cui si sofferma riceve un movimento di ritorno, che la ridefinisce. Ed è davvero difficile immaginare un riconoscimento migliore.

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Le maglie dell'arte si sono allargate, negli ultimi anni è diventata una moda essere giovani artisti - una moda essere artisti ed essere giovani - e Oliviero Toscani offre una visione della fotografia aperta alle novità, che non nasconde un rapporto con un potere che ne garantisce la sopravvivenza, ma lontana dalla superficialità di apparire. La fotografia prima di tutto riflette un pensiero. Ci sono panorami, stampe o figure che rimangono nell'immaginario, le vediamo e ci sembra di averle sempre conosciute. Tra questi un posto particolare è riservato alle sue fotografie, che hanno influenzato una generazione e che sono uno dei grandi modelli. Senza speculazioni o approfondimenti teorici, Toscani ne parla dal palco con la semplicità di chi sa di essere al posto giusto.

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