Il costo del pomodoro
9 9 2022
Il costo del pomodoro

Fabio Ciconti racconta i pericoli della crisi energetica

Una freccia dritta che collega l’immagine di un seme a quella di una bottiglietta di passata. È lungo questa linea che si è mosso Fabio Ciconte, che con la sua lavagna racconta al Festivalettaratura cosa si nasconde dietro la produzione del prodotto più importante del made in Italy: la passata di pomodoro.

In Italia, i centri di produzione del pomodoro sono due: al Nord c’è tutta la zona dell’Emilia, che tocca le provincie di Parma, Ravenna e Ferrara; al Sud invece il pomodoro lungo viene coltivato sul Tavoliere delle Puglie. 70 mila di ettari di pomodori, che corrispondono a un fatturato di circa 3 miliardi l’anno. Chi si occupa di raccogliere quest'oro rosso? Le risposta dipende dalla posizione geografica. Al Nord si usano perlopiù macchinari, che strapiantano il filare e tramite sensori ottici separano il pomodoro dal resto della pianta. Al sud invece ci pensano i braccianti, spesso migranti, che lavorano ininterrottamente nel periodo che va da giugno a settembre. O perlomeno era così fino a pochi anni fa: l'automatizzazione dei processi agricoli sta arrivando anche in Puglia, con la conseguenza che il numero di braccianti richiesti diminuisce di anno in anno. Se quindi le tristamente note baracche dei braccianti in passato venivano abitate solo durante il periodo di raccolta, oggi le baracche sono permanenti. Parliamo di luoghi senza acqua corrente, luce e - sopratutto - diritti. L'associazione Terra! di Ciconte sta combattendo da anni per regolarizzare la presenza dei braccianti, in modo tale da sfuggire alle logiche del caporalato. «La legge della ministra Bellanova è stato un primo (goffo) tentativo nella direzione giusta», spiega l'autore, ma tanto ancora c'è da fare.

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Conclusosi il primo passo nel viaggio del pomodoro, la materia prima, messa nel bin, deve essere lavorato nei centri di trasformazione. Centri che sono rimasti in Campania, dove fino agli anni '80 veniva coltivato in via esclusiva il pomodoro lungo. Poi i campi si sono spostati in Puglia, ma le fabbriche di produzione sono rimaste nel salernitano. E dunque proprio in questi giorni è possibile vedere tra il salernitano e il tavoliere delle Puglie la transumanza del pomodoro, dove «i treni e gli autotrasportatori partono carichi di pomodori in direzione della Campania, scaricano la merce e tornano indietro vuoti per essere riempiti di nuovo». Un viavai che ingorga le strade e ferrovie, inquina e fa aumentare il prezzo del pomodoro.

Quanto costa quindi una bottiglia di pomodoro? O meglio: quanto dovrebbe costare una bottiglia di pomodoro, tenuto conto di tutti i costi umani, delle materie prime e dei trasporti? «Fino a qualche mese fa avrei detto €1,20 o €1,30. Adesso, con la crisi energetica, non è possibile dire quale sia il prezzo giusto». L'energia elettrica serve infatti in ogni step del percorso di produzione della passata: dai macchinari che fanno bollire i pomodori a quelli che producono le bottiglie di vetro, finanche alle batterie delle macchine che trasportano le passate. Tutto viene prodotto usando l'energia elettrica. A fronte della guerra russo-ucraina il costo dell'energia elettrica rappresenta più della metà del costo finale della passata, sorpassando di gran lunga il costo del pomodoro, la materia prima. «Ho parlato con un produttore che mi ha detto: io non sto vendendo pomodoro, sto vendendo energia» ricorda al pubblico l'autore.

E chi consiglia di cuocere la pasta a fuochi spenti si rifiuta di vedere un possibile sviluppo di questa crisi energetica, in cui «il problema non sarà capire se i consumatori si potranno permettere la pasta di pomodoro, il problema sarà capire se le aziende rimarranno aperte per poter produrre pasta e passata di pomodoro».

Festivaletteratura