Il futuro necessario
14 9 2023
Il futuro necessario

Il nostro ricordo di Domenico De Masi (1938-2023) e dei suoi incontri al Festival

Quante volte abbiamo avuto occasione di dialogare insieme al caro Domenico De Masi a Festivaletteratura! Quante parole sono corse attraverso il suo sorriso bonario, il suo acume, la sua generosa ironia. La notizia della sua scomparsa si è diffusa nel pomeriggio più caldo dell'ultima edizione, in un sabato fitto di appuntamenti, incontri tra autori e lettori, parole in libertà, progetti di futuro.

Ecco: progetti di futuro, lemmi del futuro, passione per il futuro. Chi ha letto e ascoltato Domenico sa quanto questa parola, "futuro", fosse centrale nella sua riflessione. Al di là dell'amicizia che ci ha legati, del suo impagabile contributo alla nostra manifestazione, tanto nelle aule universitarie quanto a Mantova Mimmo sapeva parlare di futuro: non certo come un guru delle nuove tecnologie, un opinionista dalla penna facile o un maestro dell'arte divinatoria, ma come un sociologo che sul lavoro – l'essenza, prima ancora che il valore fondamentale della nostra Costituzione repubblicana e democratica – ha costruito ricerche rigorose, confluite in numerosi saggi volti a ricalibrare e a rileggere di volta in volta, a partire dagli insegnamenti del maestro Alain Touraine, la complessa transizione dalla società produttrice di beni materiali alla società della conoscenza; transizione in cui si giocava (e si gioca) la principale partita politica, sociale, culturale, sia per interpretare il futuro, sia per provare a farlo nostro attraverso il lavoro.

Di futuro era pervaso ad esempio il suo sforzo di capire in che direzione stesse andando il mondo dei giovani, tra studio e lavoro, tra voglia di cambiamento e una società che fatica a cambiare; non senza punte di amarezza, come dimostrano le sue parole nell'incontro al Festival 2010 dal titolo NÉ-NÉ: NÉ STUDIO NÉ LAVORO, durante il quale, insieme a Paolo Polettini, proponeva spunti per analizzare una situazione lavorativa tanto precaria quanto rassegnata. Ma da una chiara e pragmatica idea di futuro derivava anche quel procedere a ritroso tra i modelli sociali a lungo considerati "vincenti", spesso acriticamente, per scoprire invece, a fronte della crisi di quegli stessi paradigmi, quale fosse il punto di rottura tra il capitalismo globale e i valori resistenti, comuni a più società perché ritagliati sull'essenza dell'uomo, sulle sue più profonde aspirazioni. Meritano veramente d'essere riascoltati, in questo senso, incontri come LO SVILUPPO E LA FELICITẢ, l'indimenticabile dialogo del 2008 insieme al teologo e religioso brasiliano Frei Betto, oppure la mappatura del mondo elaborata nel 2014 durante l'evento ALLA RICERCA DEL MODELLO PERDUTO, in cui lo studioso raccontava e rilanciava quindici tra i più interessanti e rappresentativi modelli sociali creati dall'uomo nell'arco della storia proprio per superare l'ormai inaccettabile divario tra "Nord" e "Sud" del Pianeta.

Nel 2022 ci ha salutato con una lectio che oggi, a una settimana dalla sua scomparsa, mette insieme molte parole amiche sotto la lente analitica dei tessuti sociali, partendo da una massima che è nel contempo un programma di vita, un progetto, una visione: SENZA FELICITÀ NON C'È PROGRESSO. Nel chiudere un'altra festosa edizione non sappiamo come dirti, caro Mimmo, quanto ci mancherà la tua presenza.

(caricamento...)

Festivaletteratura