Il mare attraverso la letteratura
8 9 2023
Il mare attraverso la letteratura

Un viaggio sulle onde dell'immaginario

Lo storico ed ex accademico Alessandro Vanoli si è esibito in una delle sue migliori performance recitative, dedicandosi al suo argomento preferito: il mare. Approcciato stavolta non nei panni dello storico serissimo e preciso, non del cattedratico che si profonde in minuziose spiegazioni, per quanto appassionate, sul suo tema di ricerca. Vanoli invece sceglie di chiudere la sua partecipazione al Festivaletteratura in una veste quasi teatrale: sceglie stavolta non di spiegare, ma di raccontare il mare, di toccarlo attraverso alcune grandi opere della letteratura, dall’antichità ad oggi, per far comprendere come questo elemento è ed è stato centrale non solo per l’economia, la politica, la società, ma anche per la cultura, l’immaginario, non solo occidentale ma anche islamico. A questo si aggiunge anche un sottotema altrettanto fondamentale: la tempesta. Tempesta che per l’uomo del passato significava terrore, sgomento, morte. La tempesta era un evento del mare, e il mare rimandava all’inquietudine, alla morte, alla rovina: solo nel Settecento, con il raffinarsi delle tecniche di costruzione delle navi, con l’addestramento dei capitani, con l’aumento del livello di sicurezza, inizia a venire meno la paura di questo evento.

Per prima l’Odissea: d’altronde è difficile non partire da qui volendo parlare di mare. Odissea che è anche, per Vanoli, un punto di inizio personale: è il testo che, ancora ragazzo, l’ha portato ad appassionarsi alla letteratura. L’Odissea è il racconto topico del viaggio per mare: Ulisse è l’eroe viaggiatore, l’eroe avventuriero per eccellenza, che ha inevitabilmente ispirato almeno in parte ogni esperienza successiva.

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Poi, Le avventure di Sinbad, storia molto antica risalente all’XI secolo e diffusa sia nel mondo arabo che persiano. È la storia di un mercante che, come tanti, viaggia tra Golfo Persico e Oceano Indiano, che affronta avventure e scopre luoghi inesplorati. Il mare è esattamente l’elemento perfetto per celare isole, misteri e scoperte: e cosa sarebbe l’avventura in un mondo dove tutto è noto, dove non resta più niente da scoprire?

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La Tempesta di William Shakespeare è il pretesto perfetto per affrontare l’omonimo tema, e anche molti altri: il dramma parte proprio da una tempesta scatenata dal mago Prospero che causa il naufragio di tutti i personaggi in un’isoletta misteriosa dove il potente mago risiede e che controlla con le sue arti magiche. L’opera inglese in questo è particolarmente illuminante: la messa in scena dell’evento atmosferico è fra le più vivide mai scritte, e ci mostra che, di fronte alla paura, l’uomo è disposto a tradire e uccidere.

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In Moby Dick di Melville (1851) il mare è lo sfondo dell’ossessione di capitan Achab per un capodoglio, in una furibonda lotta che testimonia il tentativo tutto positivista dell’uomo di dominare la natura, di controllarla e asservirla perché è il ruolo a cui è destinato. Ma il romanzo precorre i tempi: la lotta con la natura è impari, l’uomo è eroico ed è magnifico nel suo eroismo, ma non può che venire sconfitto. E infatti Moby Dick al momento della pubblicazione fu un insuccesso clamoroso; verrà riscoperto solo negli anni Venti del Novecento, quando la fine della Belle époque e gli eventi della prima guerra mondiale affievolirono l’ottimismo cieco del secolo precedente.

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Infine, il recente Breviario mediterraneo di Predrag Matvejević: il mare è approcciato attraverso la sua parte più umana e più rassicurante, il porto, strana isola incrocio di genti, pieno di odori e colori, da assaporare e in cui perdersi sempre, per cogliere davvero tutti i lati di ciò che il mare vuole significare.

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