Il senso dell’arte, tra bellezza e crudeltà
7 9 2017
Il senso dell’arte, tra bellezza e crudeltà

Lea Vergine si racconta

Anche quest’anno il programma del Festival prevede una stimolante sezione dedicata ad arte, design e architettura. Interverranno nel dibattito alcune delle personalità più importanti di questo mondo, tra i quali Lea Vergine, Ugo La Pietra, Dario Scodeller, Victor Stoichita, Antonio Forcellino, Kjetil Thorsen e Cherubino Gambardella.


L’arte non è faccenda di persone perbene. I “perbene” di Lea Vergine visitano le mostre per informarsi, per provare emozioni, o quelle che credono essere tali. Credono, perché in realtà l’arte andrebbe studiata per essere capita, nonostante l’arte – e per fortuna – sia per tutti. È per tutti, ma non consola. E, soprattutto, non insegna niente sulla vita, così come la vita non insegna nulla dell’arte, come ci ricordano le parole di Morton Feldman nell’esergo del libro dell’autrice (Rizzoli, 2016).

In un Teatro Bibiena gremito nel giorno inaugurale del Festival, oltre alla signora dell’arte ci sono Luciana Castellina – politica e giornalista, tra i fondatori del Manifesto e Antonio Gnoli, giornalista e saggista, coordinati da Chiara Gatti, critica d’arte e presenza importante (anche) come intervistatrice nel libro di Lea Vergine. Tra ricordi appassionati e scambi affilati, Lea Vergine con la sua Napoli, la sua Roma e la sua Milano, il suo mondo dell’arte moderna e contemporanea, i suoi sentimenti, la sua bellezza, la sua vita.

«Purtroppo le opere d’arte arrivano quasi tutte dalla sofferenza»: l’incontro inizia con una citazione dal libro, a far emergere con chiarezza il punto di vista della critica, che ha segnato un (lungo e denso) capitolo di storia legato al mondo dell’arte in Italia, dal secondo Dopoguerra.
L’arte per sua natura non può non essere conflitto, non può non essere contrasto. E proprio in questo viene a mancare il suo aspetto consolatorio: il bello, infatti, non per forza coincide con il buono e questa scissione, questa lacerazione è la condizione da cui partire per valutare la validità di un’opera d’arte. Di certo, sottolinea Lea Vergine, «Non si va a vedere il Botticelli o il Mantegna per avere gioia, pace e serenità».

Tuttavia, nelle persone perbene prevale il pregiudizio rispetto a un giudizio consapevole e pronto, mentre bisognerebbe pensare all’arte come a un profondo stravolgimento che proprio i segni e i segnali dell’arte causano. Attenzione, però: l’arte non è dolorosa in sé, ma mette a confronto l’uomo con il suo lato oscuro. E può dunque essere crudele, l’arte, così come può esserlo anche l’artista: isolato e lacerato tra la sua creazione e il resto del mondo, dove molto spesso gli altri non esistono.



Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone gli eventi: 22 MEMORIE DI UN DESIGNER ETERODOSSO - 46 ARCHITETTURA A MISURA DI COMUNITÀ - 140 L’ORIENTE A DISTANZA DI UN QUARTO DI TONO- 142 LA RIVELAZIONE DEL RESTAURO - 148 IO (ABITO) - 195 DESIGN ANONIMO

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