Il tempo giusto di scrivere
7 9 2019
Il tempo giusto di scrivere

«​​Quali sono le ragioni per cui uno dovrebbe condurre una vita di solitudine?» ​Gail Honeyman racconta la scrittura del suo romanzo

Festivaletteratura sceglie la grande narrativa come bussola per orientarsi nel mondo. A partire dagli Stati Uniti, paese che forse più di ogni altro riflette le contraddizioni del nostro tempo. Estremamente variegata per scelte tematiche e cifre stilistiche è la pattuglia di narratori britannici ospiti a Mantova.


(caricamento...)

Gail Honeyman è una signora di quarantasette anni, col viso tondo, gli occhi luminosi e un vestito a quadretti lungo fino alle caviglie. Ride a certe espressioni italiane della traduttrice, scuotendo le spalle, ma abbassa lo sguardo quando la platea la applaude. Ha scritto Eleanor Oliphant sta benissimo, uscito nel Regno Unito nel 2017. È il romanzo d’esordio della scrittrice scozzese, ma presto diventa un caso editoriale, tanto da essere uno dei best seller più venduti di sempre Oltremanica. Tradotto in decine di paesi, oggi vanta un certo successo anche in Italia: in effetti, quando l’interlocutrice Paola Saluzzi chiede chi dentro la Basilica Palatina lo abbia letto, quasi tutte le mani si alzano.

Il romanzo è la storia della solitudine di una giovane, Eleanor, «una disadattata, una sfigata», almeno finché non arriva Raynold, catalizzatore della svolta. L’autrice fa un passo indietro e racconta di aver letto un articolo a proposito di una ventenne lavoratrice che confessava di non parlare più con nessuno, una volta fuori dal suo ufficio, sola dalle cinque del pomeriggio alle nove del mattino successivo. «Mi sono chiesta quali potessero essere le ragioni per cui uno dovrebbe condurre una vita del genere», spiega Honeyman. È da lì che l’autrice ha cominciato a snocciolare al pubblico di Festivaletteratura tutte le ragioni della scrittura del romanzo, il suo artigianato.

Deve, infatti, averci riflettuto parecchio, la scrittrice, visto che fino a 40 anni Gail aveva coltivato il sogno da romanziere dietro la sua scrivania di impiegata all’Università di Glasgow. Solo compiere quarant’anni l’ha convinta a fare sul serio. «Avevo cominciato a scrivere questo testo solo per dimostrare a me stessa di poterlo fare». Poi l’occasione: un concorso per opere non pubblicate, cui partecipa con i soli primi tre capitoli di Eleanor Oliphant sta benissimo. Non vince, ma conosce un agente letterario che è interessato alla sua storia e Gail continua a scrivere. «Mi alzavo alle cinque, alle sei del mattino, e cercavo di mettermi allegria scrivendo. In Scozia l’inverno è davvero freddo e buio. A dire il vero, in Scozia è quasi sempre inverno», racconta. Dice che era solita scrivere poco ma spesso: anche un solo paragrafo, 250 parole. Sceglie la prima persona per entrare dentro la testa di Eleanor e permettere al lettore di simpatizzare con lei, anche se agli altri abitanti del romanzo Eleanor sembri del tutto sgradevole.

Ma gran parte del processo di costruzione dei personaggi avviene prima: «Pensavo continuamente ai miei protagonisti, a cosa avrebbe ordinato Eleanor nel fastfood in cui stavo mangiando. Cercavo sull’autobus un dettaglio, un orologio, o delle scarpe adatte a una scena». Un’immersione totale che Gail Honeyman descrive come un processo non del tutto conscio, «un processo che per fortuna giunge a una fine e si esaurisce. E alla fine ero abbastanza felice di salutarla». La saluta, va in vacanza per sedare le proprie aspettative e riceve dall’editore la fatidica chiamata. E mentre oggi l’autrice è già alle prese con le prime bozze di un altro romanzo, già si parla di una trasposizione cinematografica di Eleanor Oliphant sta benissimo. Ma quando chiedono a Honeyman che attrice immagini per la sua protagonista, risponde: «Sono contenta che debba pensarci qualcun altro: di Eleanor conoscevo perfettamente il dentifricio e la lunghezza delle unghie dei piede. Ma non ne vedevo alcun volto».


Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Evento 61 “Il giorno in cui cambiò l’America” - Evento 109 “Madri e figlie coraggio” - Evento 110 “Per scrivere bisogna essere un camaleonte” - Evento 122 “Reinventare l’America” - Evento 168 “Un sogno coltivato a lungo” - Evento 173 “Contro il virus della noia” - Evento 183 “Il romanzo dalla sceneggiatura perfetta” - Evento 187 “Epica contemporanea” - Evento 189 “Sono femminista, scrivo femminista” - Evento 205 “Il maestro della narrazione”.

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