Indagare Fabrizia Ramondino
9 9 2023
Indagare Fabrizia Ramondino

Tra letteratura, antropologia e attivismo politico

In una chiesa di Santa Maria della Vittoria gremita si è svolto un dialogo a tre sulla figura e l’opera della scrittrice Fabrizia Ramondino, scomparsa nel giugno del 2008. Silvio Perrella, Chiara Valerio e Olga Campofreda: tutti loro in qualche misura, per nascita, studi o adozione, sono legati a Napoli, la città madre di Ramondino, il luogo dove più ha operato e a cui è sempre stata legatissima. E proprio a proposito di città, la scrittrice afferma che ne esistono due tipi: le madri e le balie.

Le prime sono luoghi che ti crescono, ti si donano, ti impregnano e ti tengono a sé, ti legano irrinunciabilmente a loro; le seconde ti nutrono, ti stimolano, ti aprono, ti fanno fiorire, o anche rinascere, ma dopo ti fanno andare via. Nonostante il suo legame, Ramondino riterrà sempre Napoli una città balia.

Ma se per lei rimase solo questo, fu una balia davvero straordinaria: la scrittrice ci si dedicò anima e corpo attraverso l’attivismo sociale e politico. Si dedicò ad attività pedagogiche per i bambini della periferia, fondò l’Associazione Risveglio Napoli, che si occupò tra l’altro di offrire asili gratuiti per i bambini e corsi serali per preparare la licenza media agli adulti; militò nel Centro di Coordinamento Campano, in cui si occupò di disoccupati e contadini poveri; entrò nel movimento Nuova Sinistra. Del resto, era una donna dalle tendenza nomadi, che amava cambiare casa spesso: per ragioni familiari visse anche in Francia, in Germania: in particolare dal suo soggiorno teutonico nasce Taccuino tedesco, uno scritto di taglio antropologico in cui riflette sulla nazione, la sua storia e la sua lingua. E proprio in Germania si recava spesso la sua unica figlia, Livia, nata dal suo matrimonio infelice.

Proprio l’attività politica, il sentire che la sua priorità era lavorare per gli altri, per la comunità, per chi stava peggio, spinse la Ramondino a rimandare il suo esordio letterario. Il suo primo romanzo fu l’autobiografico Althénopis, che prende il titolo da una città che è niente di meno che la maschera della sua Napoli. La novità di quest’opera sta nel superamento del centro del romanzo borghese di stampo ottocentesco: la casa. Il centro diventano ora le relazioni familiari stesse, di cui l’anziana nonna è l’architrave.

Un’altra novità che rende Ramondino particolarmente moderna è la sua attenzione per il tema della sanità mentale. Ella soffrì di depressione, che tentò di sconfiggere in vari modi: si recò a vivere per un mese con il regista Mario Martone nel deserto algerino e arrivò a frequentare una clinica a Trieste, il Centro donna salute mentale: da questa esperienza nasce l’ultimo sei suoi romanzi, Passaggio a Trieste. E tornando al cuore del proprio spirito, individua nella politica, nello spendersi per gli altri, per chi sta peggio, per la comunità, una delle soluzioni contro le malattie le debolezze dello spirito.

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