L'Italia necessita di una riforma giudiziaria?
9 9 2021
L'Italia necessita di una riforma giudiziaria?

La discussione di Cottarelli, Pignatone e Satta su una possibile semplificazione del sistema giudiziario in Italia

Una lunga e approfondita discussione sul tema della giustizia si dispiega toccando le varie applicazioni della parola in campo penale ed economico tramite il confronto tra un economista ed un giurista. L’evento inizia con un riferimento all’ultima pubblicazione di uno dei due ospiti, Carlo Cottarelli; più precisamente con un approfondimento sulla meritocrazia, ritenuta dall’autore una possibile garanzia di giustizia sociale, ammettendo tre condizioni di realizzazione: la possibilità universale di raggiungere i propri obiettivi senza esclusioni a priori; l’uguaglianza del livello di partenza - o, come dice l’autore con una metafora podistica, dei “blocchi di partenza” - e infine il reddito, che va tutelato con un adeguato grado di solidarietà.

La parola passa quindi a Giuseppe Pignatone, altro ospite dell’evento, che, riallacciandosi al proprio libro, introduce un tema che occuperà il corpo centrale della discussione: il problema dell’eccesso di disposizioni nel codice penale. Quest’eccesso, secondo Pignatone, porta a un rallentamento nello smaltimento delle pratiche e a un dispendio alto di energie da parte di un altrettanto elevato numero di magistrati. Tale riforma può risultare facile agli occhi di un inesperto, ma il magistrato afferma che alcune categorie hanno interesse a mantenere intatto lo stato delle cose. Per stimolare la discussione il professor Vincenzo Satta, moderatore dell’evento, riporta l’esempio del Ponte Morandi, ricostruito dopo la tragedia in circa un anno e mezzo, in deroga. Cottarelli controbatte indicando l’eccezionalità dell’evento e segnala una certa resistenza al cambiamento e alla trasformazione di queste eccezioni. Il professore accenna poi all necessità di rendere la semplificazione del sistema un obiettivo di governo, poiché è un’opera complicata che richiede la forza di un governo intero, anche in più mandati.

Pignatone continua aggiungendo la scarsa chiarezza delle leggi, che lasciano spazio a interpretazioni opposte, a causa della poca compattezza della maggioranza che le ha votate. In un suo libro l’autore aveva usato l’espressione “labirinto delle leggi”, espressione emblematica per descrivere il sistema legislativo, fitto di legislatori e magistrati che eseguono ed interpretano le leggi e le disposizioni. Egli tuttavia ammonisce sul pericolo dell’eccessiva semplificazione: infatti - afferma - problemi complessi richiedono soluzioni complesse.Il discorso si conclude parlando di corruzione, elemento di contatto nelle opere dei due autori, con la questione del peso sul movimento economico, a causa della perdita di denaro pubblico e dei costi inutili per imprese appaltate a scopo di lucro. Per non parlare del meccanismo di concorrenza, minato dai mancati investimenti in Italia, dove la paura degli appalti pre-assegnati attanaglia eventuali investitori stranieri.Il rapporto tra mafia e corruzione viene infine chiarito da Pignatone, che fa notare una differenza tra la corruzione, cioè lo scambio di denaro per favori con un pubblico ufficiale, e la criminalità organizzata, che spesso agisce corrompendo, ma non sempre. Comprendere la differenza tra queste due piaghe della società aiuta anche ad elaborare due soluzioni d’azione ad hoc. Sia Cottarelli che Pignatone sottolineano l’importanza di un’educazione civica che faccia comprendere agli individui fin da bambini l’importanza del bene agire nella società e del rifiutare ogni corruzione; una vera e propria educazione alla giustizia, ed è proprio Giuseppe Pignatone a concludere con una citazione di don Puglisi: «Se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto».

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