L'Italia vista dal giallo
12 9 2015
L'Italia vista dal giallo

In futuro nei gialli ci sarà sempre meno spazio per la scientifica e sempre più per gli approfondimenti umani

"Mi piacerebbe approfondire la storia familiare di Rocco Schiavone in un romanzo ambientato nel luglio 2007: è un data molto importante per me e ne ho parlato giusto due sere fa con l'editore".

Una notizia, quella annunciata da Antonio Manzini nel corso dell'incontro dal titolo L'Italia vista dal giallo, che non potrà che suscitare entusiasmo e aspettative tra i lettori che hanno amato la figura complessa, ma estremamente umana, del vicequestore di Aosta: uno "sbirro di strada" allontanato dai vertici dalla Capitale, città che rimpiange come tutti coloro che vivono in una condizione di esilio, e forzatamente in servizio nel profondissimo Nord.

L'autore, intervistato da Luigi Caracciolo, ha poi fatto il punto sull'evoluzione del giallo, genere letterario proibito all'epoca del fascismo per la carica di denuncia sociale insita nella ricerca delle cause dei delitti.

"Fare libri sotto una dittatura è complicato - ha spiegato Manzini- ma i libri noir hanno la capacità di denunciare anche le storture della società democratica. Non vorrei mai essere paragonato a un sociologo, nei miei romanzi esprimo la rabbia di una persona impotente, a cui non piace questa società: vorrei essere io Rocco Schiavone, ma non posso esserlo".

Manzini ha poi toccato un altro elemento-chiave di ogni romanzo giallo, ossia la costruzione della trama del delitto e della successiva inchiesta. "Per scrivere un noir occorre sviluppare sia la storia dell'inchiesta, sia la storia del delitto. Il primo passo è dunque scrivere il delitto che non si vedrà mai, che poi viene cestinato; successivamente si passa al racconto matematico (ossa la logica con cui si incastrano gli avvenimenti): questo passaggio è fondamentale, anche se è quello che richiede più tempo, per essere verosimili e non prendere in giro il lettore, rendendolo partecipe- ha aggiunto Manzini- ogni omicidio lascia infatti delle tracce, ma quello che mi interessa è scoprirne i motivi, scavare nel vissuto delle persone: ognuno di noi è potenzialmente un essere orrendo, capace di compiere il male. Al lettore non interessa inoltre sapere chi ha ucciso in quanto tale, ma i motivi che lo hanno spinto a farlo: per questo bisogna scavare all'interno delle personalità delle varie figure, nelle loro paranoie, idiosincrasie, problemi, relazioni sociali. In futuro nei gialli ci sarà sempre meno spazio per la scientifica e sempre più per gli approfondimenti umani".


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