L'unicità delle forme, la mia armonia
9 9 2023
L'unicità delle forme, la mia armonia

Giudizi, pregiudizi e affini sul corpo delle donne

Sei troppo alta, sei troppo grassa, sei troppo magra, sì stai bene, ma...Il corpo delle donne è l'elemento fulcro che accomuna i due volumi protagonisti del dibattito, che ha visto coinvolte due autrici molto diverse tra loro, ma unite dall'oggettiva e tangibile sensazione di non avere un corpo allineato ai modelli che pullulano nella società. Anna Maria Gehnyei, scrittrice e danzatrice, autrice del libro Il corpo nero, Fandango, 2023 e Giulia Muscatelli, che nella vita si occupa di progetti di comunicazione per le aziende, di archivi e musei d’impresa, autrice di Balena, Nottetempo, 2022, si sono confrontate su tematiche di alta sensibilità, legate al corpo femminile, sempre più al centro delle moderne discussioni.

Siamo nei primi anni Duemila, Giulia è una ragazzina come le altre, fino a quando non viene a mancare il suo papà. Da quel momento, ad accompagnare il dolore in cui si immerge l'animo, è il cambiamento del suo corpo, che cresce di pari passo alla sofferenza. Si allarga sempre di più, fino a farle guadagnare il soprannome di balena. «Erano gli anni Duemila, quando ancora non c'era la sensibilità odierna nei confronti del corpo femminile. Oggi si parla tanto di questo argomento, ma all'epoca non solo era quasi tabù, ma se ne poteva parlare senza remore, giudicare le forme altrui, senza tanto preoccuparsi di quello che si diceva o del peso delle parole.» Per una bambina di undici anni, l'elaborazione del lutto è un percorso molto difficoltoso e Giulia tenta di colmare il vuoto, causato dalla perdita di suo padre, con il cibo. Subentrano così sentimenti alienanti, come il senso di colpa, la necessità di nascondersi al mondo, il rifiuto di se stessa. Arriva il bullismo che non conosce età e arriva balena, il nomignolo che le viene attribuito. Giulia, oggi, ha ritrovato il suo equilibrio e una nuova consapevolezza, grazie all'aiuto della sua mamma e a un suo personale cammino interiore, che non è stato per niente facile da realizzare.

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Anna Maria Gehnyei nasce a Roma da genitori liberiani; suo padre è stato il primo uomo Kpelle ad arrivare in Europa. I suoi genitori le insegnano ad avere un amore incondizionato verso i bianchi, che nella sua quotidianità, rispecchiano i bimbi che non la considerano e gli adulti, di ogni età ed estrazione sociale, che hanno costantemente atteggiamenti razzisti nei suoi confronti, ricordandole, in continuazione, di essere nera. Mentre la sua casa è piena di zii arrivati dalla Liberia, che le permettono di conoscere le sue origini, pur stando in Italia, nel Bel Paese c'è sempre qualcuno che non la accetta. Anna Maria si ritrova in mezzo a due culture e a dover sempre negoziare con esse. Il corpo nero rispecchia la sua storia di ragazzina che viene vista solo come figlia di immigrati.

«Il mio corpo, a un certo punto, è diventato l'espressione del mio essere: un corpo lontano dai canoni ai quali siamo abituati, che decido comunque di portare in giro con la danza, di far vedere. Io sono danzatrice e produttrice musicale e nel momento in cui sei nera e donna, sei politica.» Un corpo nero, femminile, che va oltre le convenzioni è politico, sostiene Anna Maria. «La musica ha costituito, per me, una rivelazione. Scrivere questo libro è stato come scrivere la mia musica: qui racconto quello che già narro con la danza, ma la scrittura ha un accento più potente.» Irene Pollastro, moderatrice dell'incontro, ha sottolineato come l'autrice sia riuscita a mettere al centro del suo libro il corpo marginalizzato, dall'episodio più banale, a quello più violento, sdrammatizzando e senza patetismi, riuscendo a mantenere la propria individualità, perché il suo è un corpo nero e non tutti i corpi neri. «In realtà, io sento dentro di me tanti corpi e in particolare quello dei miei antenati. Arrivo a sognare tutto questo. A un certo punto non stavo bene da nessuna parte, mi sentivo bene con me stessa solo quando danzavo e allora ho capito cosa dovevo guardare esattamente. Sono convinta che quando parlo del mio libro, i miei antenati siano sempre con me.»

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Irene Pollastro ha parlato di Balena come un libro dalla scrittura ricercata, nutrito di cultura pop, che racconta con molta limpidità del corpo politico, perché c'è sempre qualcuno che sottolinea quanto si è belle anche con una taglia 48 e che intanto, anche se benevolmente, sta ricordando che si ha un fisico fuori misura, cosa che accade specialmente sui social. «Sia ben inteso che io non ho nulla contro i social, visto che ci lavoro anche. Ritengo siano un'ottima invenzione, della quale non facciamo buon uso. A volte ti senti buffa, non ti piaci e la gente dall'altra parte ti dice che sei bella, radiosa, ma tu non ti piaci per niente! Il disagio che si crea ferisce e ricordiamo che le ragazzine spesso lo subiscono. I social, da questo punto di vista, non hanno capito nulla, hanno fatto ben poco e questo ce lo racconta la cronaca.» La Muscatelli continua, parlando del corpo della donna, violato, al centro dei femminicidi: sono ben 79 dall'inizio dell'anno le donne ammazzate per mano di un ex o di un altro qualsiasi uomo. Urge che questo drammatico fenomeno diventi una questione di tutti. «Il femminicidio è un anello della catena che porta alla violenza: mi piacerebbe che tutti lo sentissimo nostro e che nessuno possa più pensare che tanto capita sempre agli altri.»

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La violenza sulle donne è un fenomeno che riguarda in maniera molto forte anche l'Africa. «In Africa, la percentuale delle donne vittime di violenza è altissima e spesso per questioni culturali. Esistono diversi movimenti femministi, anche se, a volte, non vi è coesione, specialmente tra donne nere e donne bianche.» Anna Maria è molto vicina a queste realtà, delle quali ha parlato con molta sofferenza. Il corpo politico è un corpo che infrange le regole imposte dai canoni sociali, televisivi, social; il corpo politico appartiene a chi, anche in virtù di questo, è alla continua ricerca della propria identità e del proprio posto nella collettività. Dall'incontro e confronto tra le autrici, è emerso come ci sia ancora molta ignoranza nel rapportarsi con la donna e con la sua fisionomia e di come sia necessario uno sforzo personale per ritrovarsi e piacersi; un lungo percorso che può essere supportato da altri, ma che deve contare prevalentemente sulle forze di chi lo compie.

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