La bastarda della Carolina
6 9 2019
La bastarda della Carolina

Dorothy Allison: mamma, femminismo, karate e self-confidence

Festivaletteratura sceglie la grande narrativa come bussola per orientarsi nel mondo. A partire dagli Stati Uniti, paese che forse più di ogni altro riflette le contraddizioni del nostro tempo.

Estremamente variegata per scelte tematiche e cifre stilistiche è la pattuglia di narratori britannici ospiti a Mantova.


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Dorothy Allison affronta temi d’incredibile e contemporaneamente spaventosa attualità: abuso sessuale e infantile, lotte di classe e femminismo, che l’hanno toccata personalmente, uno dopo l’altro. Per questo crede enormemente in tutto ciò che dice. Proviene da una famiglia povera, in cui nessuno credeva in lei - tranne la madre, che l’ha spronata a dare il meglio di sé, al punto che ogni tanto le sembra ancora di sentire la sua voce… «That's my girl!». Dorothy nutriva una profonda stima per la madre, che con il suo lavoro di cameriera è riuscita, racimolando ogni spicciolo in un salvadanaio, a raccogliere una cifra sufficiente per mandarla al college.

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Dopo aver subito abusi per diversi anni da parte del suo patrigno, uno degli effetti è stato quello di non sentirsi più padrona del suo corpo. Così ha iniziato a praticare karate, che l’ha aiutata a migliorare questa sensazione. «Guardatemi. Non sono un’atleta, non sono un giocatore di football. Sono una ragazza grassa, ero una bambina grassa. Poi sono diventata una femminista radicale lesbica, e ovviamente io e il mio gruppo di ragazze dovevamo fare delle cose femministe, radicali, lesbiche, quindi cosa c’era meglio del karate? Il karate ti dà questo potere di colpire, calciare…». Non è diventata una campionessa - pensa di essere la più vecchia cintura bianca degli Stati Uniti, dato che colpiva l'avversario solo dopo avergli fatto abbassare la guardia raccontando una barzelletta - ma ha sicuramente acquisito consapevolezza e fiducia in sé.

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Il libro La bastarda della Carolina contiene elementi autobiografici, ma è un romanzo: non rappresenta un memoir, perché il romanzo ha la capacità di raccontare una verità più ampia e per questo è più efficace. L'autrice, quindi, incoraggia a parlare con voce eroica una volta usciti da un periodo difficile che non credevamo di superare. In questo modo ci sentiremo più vivi. Ha detto anche di credere nella fortuna - era una ragazza povera e sicuramente in qualche momento è stata anche la fortuna ad aiutarla - e nei libri, che possono salvare e dare una voce a quanti ancora non l’hanno.

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Infine ha raccontato la sua esperienza di super-mamma, lesbica, che in seguito agli abusi sessuali ricevuti ha perso la possibilità di avere figli. Si è innamorata di una donna e, grazie a un loro amico gay, ha avuto con la compagna un figlio che ormai ha 27 anni, nonostante abbia avuto bisogno del supporto della sua fidanzata e dei suoi amici nell'esperienza genitoriale poiché aveva paura di poter scaricare sul figlio la violenza subita in passato. L'incontro con l'autrice che sicuramente combatte fieramente e ce la mette tutta per far valere le sue idee conclude ricordando quanto ami il proprio Paese.

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Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Evento 61 “Il giorno in cui cambiò l’America” - Evento 109 “Madri e figlie coraggio” - Evento 110 “Per scrivere bisogna essere un camaleonte” - Evento 122 “Reinventare l’America” - Evento 168 “Un sogno coltivato a lungo” - Evento 173 “Contro il virus della noia” - Evento 183 “Il romanzo dalla sceneggiatura perfetta” - Evento 187 “Epica contemporanea” - Evento 189 “Sono femminista, scrivo femminista” - Evento 205 “Il maestro della narrazione”.

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