La cioccolata inglese, cosa di dolce bontà
9 9 2023
La cioccolata inglese, cosa di dolce bontà

Gli otto eventi che hanno fatto i 75 anni dell'Inghilterra

Trovare un titolo che potesse essere facile da tradurre o ancora meglio, che potesse rimanere invariato, adatto a qualsiasi lingua. Questa è stata la prima preoccupazione di Jonathan Coe quando ha iniziato la stesura del libro Bournville, (2022, per la traduzione di Maria Giulia Castagnone), al centro del vivace dibattito che ha visto protagonista il celebre scrittore britannico e il suo interlocutore, Peter Florence. Bournville è, innanzitutto, un titolo semplice da ricordare, che non desta mai alcun problema nelle trasposizioni del libro in lingua straniera, ma è anche il nome del sobborgo di Birmingham dove è nata la sua mamma e dove ha sede la famosa fabbrica di cioccolato della Cadbury. Per i lettori inglesi, quindi, è un termine che rievoca sia un luogo che un sapore. «I Cadbury, che costruirono fabbrica e villaggio, erano dei quaccheri idealisti; volevano che gli operai vivessero in buone condizioni, con grandi case e parchi. Ora Cadbury è di proprietà di un'azienda americana e la fabbrica è diventata principalmente un parco a tema.»

«Vogliamo parlare di cioccolato?» Coe, durante l'incontro, ha strappato al pubblico diversi sorrisi e anche questa particolare richiesta, rivolta a Florence, è parsa divertente, come se fosse una battuta. «Questo romanzo esplora l'europeità attraverso i tipi di cioccolato che si consumano in Europa.» Con questa spiegazione, l'autore ha sottolineato che la sua domanda, apparentemente esilarante, è legata a una passata verità. «Ho dei ricordi molto vivi, addirittura nel sapore del cioccolato Cadbury. Mio padre portava a casa i pezzi che cadevano fuori dalla macchina di produzione, danneggiandosi e diventando, quindi, invendibili, oppure che si rompevano in fase di lavorazione. Per me e per i miei fratelli era un bellissimo regalo, una coccola unica, che ha positivamente segnato la mia vita.»

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Il cioccolato è stato (e ancora è), un dolce protagonista della vita di Coe e in parte di Bournville, la cui storia, come Florence ha evidenziato, si snoda intorno a diverse generazioni che si susseguono, al timore dello straniero e a tre attentati fisici dettati dal pregiudizio. Attraverso il racconto che anima il testo, lo scrittore ripercorre alcuni dei fatti più salienti che hanno caratterizzato il XX secolo. «Il romanzo contiene un capitolo ambientato nel 2012, che riprende il momento della cerimonia d'apertura delle Olimpiadi, che quell'anno si sono svolte a Londra. In questa scena si ritrovano tutti i personaggi protagonisti della narrazione, che seguono l'evento ognuno dalla propria abitazione; mi sono divertito a descrivere le loro reazioni. Pertanto, ho pensato di cogliere e delineare le emozioni di coloro che hanno assistito, da casa o in persona, a eventi pubblici di larga scala e in questo modo poter raccontare la storia del Paese.»

L'interessante spiegazione di Coe si è avvalsa di numeri ben precisi: «Ho scelto otto significativi eventi per rappresentare settantacinque anni di storia d'Inghilterra.» La scelta dello scrittore inglese è ricaduta su fatti che non solo hanno contraddistinto la storia del suo Paese, ma che hanno segnato quella internazionale. Si parte dal V-E Day, il giorno che celebra la fine della seconda guerra mondiale, nel 1945, per poi passare all'incoronazione della Regina Elisabetta, nel 1953 e alla finale dei mondiali di calcio del 1966, che vide confrontarsi l'Inghilterra e la Germania. Nel 1969 Carlo fu proclamato Principe di Galles, nel 1985 lo stesso Carlo sposò Diana Spencer, nel 1997 Diana morì e infine, il settantacinquesimo anniversario del V-E Day, funestato dalla pandemia da Covid-19. Tutti eventi che, in qualche modo, coinvolgono la famiglia reale.

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Florence ha sarcasticamente evidenziato come Coe, nel suo libro, non abbia fatto alcun riferimento alla Brexit. «Mi stavo chiedendo quando sarebbe arrivata la domanda sulla Brexit.» Di fronte a un pubblico divertito, l'autore ha spiegato che si può parlare dell'uscita del Regno Unito dalla UE, senza menzionarne i fatti; in verità, è da un po' che scrive dei difficili rapporti di odio e amore tra Inghilterra ed Europa e non sempre esplicitamente. «Ci hanno chiesto di scegliere se essere europei o inglesi, come se le due cose non potessero stare insieme. Ora, vogliamo tornare a parlare di cioccolato?» Sembra che lo scrittore sia fermamente convinto che il cioccolato inglese abbia una sua qualità e una propria identità. Lo dice in tono scherzoso Florence, in una battuta che Coe ha ripreso, affermando che non solo è veritiera tale bella considerazione del cioccolato inglese, per la quale non ha dovuto inventarsi nulla, ma è sacrosanta verità anche la guerra del cioccolato, che ha avuto inizio nel 1973 ed è durata ben ventinove anni, fino a quando il cioccolato inglese non è stato accolto nella grande famiglia che riunisce quello europeo.

Le storie sono fatte di personaggi e quelli che animano Bournville non sono tutti positivi: esistono figure fortemente razziste, alle quali, il genio della scrittura di Coe consente di far emergere il loro lato umano. «Sono umani, mi è sembrata la cosa più naturale da fare. Se una persona ha un'ideologia che a noi non piace o delle convinzioni che non ci appartengono, non è detto che sia totalmente negativa. Consiglio di andare oltre la visione binaria delle cose: le persone possono avere delle idee per noi inaccettabili, ma non è detto che siano pessimi uomini o pessime donne.» Lo scrittore ha parlato di razzismo come un fenomeno che lo colpisce e lo ferisce; per esempio, si è definito scioccato dall'intolleranza antisemita nutrita dagli inglesi durante il secondo conflitto mondiale.

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Bournville non è solo la storia di una nazione, ma è anche storia personale. «In tutti i miei libri la mia storia personale va di pari passo a quella nazionale e in quest'ultimo gli eventi collimano alla perfezione.» Si fa commosso il ricordo di una delle sue tante storie d'infanzia trasferite nel volume: il protagonista è un bimbo di circa otto anni che, in compagnia della sua mamma e dei suoi fratelli, va a fare una gita al lago. «Mia madre, sulle sponde del lago, ci raccontava la storia del paesino subacqueo che era lì, proprio sotto l'acqua; le sue descrizioni erano altamente evocative. Sembrava di vedere il paese, con la sua chiesa, il suo giardino e tutta la sua bellezza. Sembrava di essere lì, di poterlo toccare con mano.»

Il romanzo, a un certo punto, si colora di comicità: Florence racconta di battute, di battute sulle battute, di battute sul bullismo, di battute sul razzismo, di barzellette e di battute sulle barzellette. «Risulta impossibile parlare dell'Inghilterra senza dare rilevanza al suo aspetto comico. Credo che questo sia il motivo che mi lega al pubblico di lettori italiano: i nostri Paesi sono entrambi sensibili allo humor.» In una frase così asciutta, pronunciata quasi in maniera sibillina, sembra esserci tanto altro di non detto. Leggerezza, una punta di sarcasmo in un libro dalle tinte forti, dove, verso la fine, emerge la rabbia, seppur sommessa. Arriva la politica, quella del lockdown, inevitabilmente legata al doloroso ricordo della sua mamma. «Il ricordo di mia madre, malata di Covid, che è morta da sola, in preda al dolore, per le leggi vigenti all'epoca, non mi abbandonerà mai e mi strazierà sempre.» Questo è il cuore del libro, la vicenda sofferente che lo accompagna da tempo, da quando sua madre è scomparsa e i suoi figli non hanno potuto nemmeno salutarla. Uno stralcio di storia drammatico, che ha coinvolto tutto il mondo, lasciando segni indelebili.

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Coe è convinto che oggi la Gran Bretagna si trovi ad affrontare tanti problemi economici resi più acerbi dalla Brexit, che mette palesemente i bastoni tra le ruote all'export e all'import dall'Europa. «La soluzione del governo sembra quella di imporre ancora più austerity, che però non ha funzionato nemmeno l'ultima volta che ci hanno provato, nel 2010. Per essere chiari, il Regno Unito è stato gravemente mal gestito per più di venti anni e abbiamo bisogno di un cambio di governo.»

«Vi consiglio di leggere questo libro, perché, se lo farete, trascorrerete dodici ore bellissime.» Si è chiuso con questa frase di Florence l'incontro che ha dato diversi spunti di riflessione, ha divertito e commosso e ha permesso di conoscere più da vicino uno scrittore eclettico come Coe.

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