La luna e la farfalla: icone nella scienza
8 9 2018
La luna e la farfalla: icone nella scienza

Il sociologo Massimiano Bucchi racconta la forza delle immagini nella rappresentazione della scienza

Ai piedi della Madonna c’è una luna con crateri. La si può vedere, piccola, sui fogli che girano tra il pubblico di piazza Mantegna. Il Cigoli dipinge l’Immacolata Concezione di Santa Maria Maggiore nel 1612, a soli due anni dalla pubblicazione del Sidereus Nuncius: la dipinge secondo quanto Galileo Galilei ha scoperto e ha già disegnato. Ma ora l’immagine scientifica della luna è un’immagine pubblica. Massimiano Bucchi, saggista e sociologo della scienza, nella sua lavagna parte da questa coincidenza per raccontare la presenza dell’immagine nella nostra rappresentazione della scienza. D'altra parte, riconoscere l’immagine è immediatamente più facile che comprendere una spiegazione; e spesso le immagini perdurano, anche se si dimostrano sbagliate. Per esempio, le ricerche dicono che i dinosauri erano pennuti. Ma provate a immaginarvi un Jurassic Park pieno di giganteschi polli!

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L'interessantissimo percorso tracciato da Bucchi attraversa una vera e propria galleria: racconta come le immagini – «il nostro modo di condividere informazioni» – si fissino nella rappresentazione popolare della scienza. È il caso della celebre raffigurazione dell’evoluzione umana: una sequenza di ominidi che dallo scimpanzé portano all’uomo moderno. La storia dell’evoluzione umana non le assomiglia, assomiglia più a un albero, ma l’immagine è così diffusa da diventare un francobollo italiano commemorativo, dedicato proprio a Darwin. D'altro canto, tutti pensiamo che l’atomo sia un piccolo sistema solare con minuscoli pianeti che volteggiano: è il modello di Rutherford appreso sui banchi di scuola. Eppure l’atomo non ha quella forma. Nonostante ciò, anche in questo caso fu emesso un bel francobollo commemorativo, col faccione di Rutherford in mezzo all’atomo.

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Le icone sono da sempre filtrate dall’arte, come nel caso della luna e della Madonna, o della doppia elica del DNA nel dipinto Galacidalacidesoxyribonucleicacid di Salvador Dalì. Il sociologo complica allora le cose: a dire il vero, la costruzione di un immaginario scientifico è un andirivieni di figure che vanno dalla scienza al pubblico e all’arte e viceversa, e poi ritornano e si fanno icone. Le icone acquistano una loro inerzia.

Vale anche per le immagini delle metafore. Così è successo per "l’effetto farfalla", l’effetto di minime variazioni dentro sistemi complessi. Chi ne parlò per primo, occupandosi di meteorologia, fu Edward Lorenz. L’aveva chiamato "effetto gabbiano" ma un collega che doveva presentare il lavoro di Lorenz lo ribattezzò effetto farfalla. Che il collega di Lorenz avesse letto il racconto di Ray Bradbury, Rumore di tuono, dove una farfalla calpestata scatena conseguenze di portata millenaria? O forse L’egoista di Carlo Emilio Gadda: «se una libellula vola a Tokyo, innesca una catena di reazioni che raggiungono me».

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