La meglio gioventù tunisina
8 9 2017
La meglio gioventù tunisina

Shukri al-Mabkhout e Elisabetta Bartuli raccontano della sinistra in Tunisia negli anni ’80 e ‘90

Riflessioni, focus e parerga sul mondo musulmano: Joby Warrick, Oliver Roy, Valerio Onida, padre Ignazio De Francesco e Sammad Bannaq si confronteranno su un tema pregnante e tra i più diffusi nel dibattito attuale, con esperienza consolidata ed inedite angolazioni.


Shukri al-Mabkhout, un accademico tunisino, il rettore dell'Università di Manouba, ha scritto il suo romanzo d’esordio L’italiano a cinquant’anni. Nel 2015 è stato il primo libro tunisino ad ottenere l'International Prize for Arabic Fiction, il Booker per la narrativa araba. Ne ha parlato al Festivaletteratura con Elisabetta Bartuli, esperta di letteratura araba e traduttrice.

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La trama del romanzo si svolge negli anni Ottanta e Novanta nel periodo di transizione dal governo di Bourghiba a quello di Ben Ali dopo la Rivoluzione dei gelsomini (1987). Shukri al-Mabkhout ha sempre pensato di aver scritto un libro che riguarda una situazione locale della Tunisia ma il pubblico italiano ha trovato degli aspetti in comune. Non si tratta solo del titolo che incuriosce: è semplicemente il soprannome del protagonista Abdel Nasser, così lo chiamano per i suoi tratti fini, per la bellezza “italiana”. Il cuore del romanzo come ha notato Elisabetta Bartuli è la sinistra, e la domanda principale che ha posto l’autore era quella: «Perché la sinistra tunisina dopo la rivoluzione non è stata in grado di accedere al potere?». Il libro racconta della gioventù del sindacato degli studenti ed è anche una storia d’amore tra il militante di sinistra Abdel Nasser e Zeina, una vera rivoluzionaria e intelettuale, un carattere forte e contraddittorio.

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Attraverso le vicende dei protagonisti, lo scrittore riflette su come mantenere i propri valori e la libertà individuale vivendo in una dittatura. Per Shukri al-Mabkhout questo libro è stato anche la possibilità di fare una ricerca personale, e non quella di uno studioso: «non trovavo le risposte a molte domande, così ho potuto scrivere un romanzo in cui potrei riflettere e dialogare».



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