La musa impara a scrivere
8 9 2016
La musa impara a scrivere

Con la partecipazione di Patrizia Laquidara e Maria Roveran

«Non ci sono differenze tra scrittori e scrittrici. L’unica differenza riguarda il fatto che le autrici italiane, fino ai nostri giorni, non sono mai state prese sufficientemente in considerazione dall’editoria». Parte da questa riflessione Antonia Arslan che, dopo aver portato alla luce le Scrittrici ritrovate, ha scelto di proporre in un reading teatrale i testi di altre straordinarie figure femminili del passato. In questo caso, letterate rinascimentali come Maria Savorgnan e Maddalena Campiglia.

Lo spettacolo è quindi la storia delle letterate venete del Cinquecento, che ebbero la fortuna di vivere in una Repubblica (quella di Venezia) che, complice la capillare diffusione delle stamperie, favoriva anche le autrici.

Lo spettacolo è anche la storia di Giulia Bigolina, prima donna italiana a pubblicare un libro (romanzo di formazione), avvincente novella amorosa, che ripercorre soprattutto le orme del Boccaccio, e rimasto inedito per un paio di secoli. La sua riproposta si deve alla professoressa americana (non italiana!) Valeria Finucci, che ha scavato in molti archivi e ha potuto così far conoscere al grande pubblico l'opera della Bigolina. Ma lo spettacolo è anche la storia di uomini come Pietro Bembo, che valorizzò, insieme a pochi altri, le autrici femminili a lui contemporanee riconoscendono lo spessore letterario.

(caricamento...)

Ad interpretare i testi delle autrici, sul palco, altre due grandi donne venete: Nicoletta Maragno e Patrizia Laquidara. Lunghi vestiti rossi e piedi scalzi, le due artiste mescolano le parole di 500 anni prima a quelle di oggi. Ci sono le canzoni di Maria Roveran: «mi so drio spetarte/ ma ti no te vol movarte/ i to oci xè de giasso» che ben si abbinano al bisogno di autodeterminazione delle donne di 5 secoli fa. E ci sono le canzoni della stessa Laquidara, che mettono a nudo l’intimo femminile in modo più o meno esplicito. E’ il caso di Pelle, ma anche di L’equilibrio è un miracolo. Le canzoni di Laquidara sono delicate e, nelle loro suggestioni ipnotiche, sono accompagnate da un pianoforte pizzicato direttamente sulle corde e da due chitarre ovattate. Giocano sulle ripetizioni sonore di Essenzialmente (gli avverbi in “-mente” e i sostantivi in “-enza”) e sulla voce che non disdegna effetti metallici (Mielato).

Non è mancato, in conclusione, un appunto di leggero rammarico da parte della Arslan: «I testi di queste grandi donne sono difficili, se non impossibili da recuperare». Tesori nascosti o, per usare un’espressione fortunata della stessa Arslan «una galassia sommersa».

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