La musica come specchio dell'anima
8 9 2022
La musica come specchio dell'anima

Riscoprire Battiato tra filosofia e intimità

Il brano scelto da Carlo Guaitoli come prima tappa del viaggio mistico nella vita di Franco Battiato all’interno del teatro Bibiena è Luna Indiana. Cosa meglio descrive il maestro siculo?

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Una canzone che è perfetta sintonia tra la cultura occidentale e quella orientale dove il suono melodico della musica classica (un forte richiamo alla Sonata al Chiaro di Luna di Beethoven) incontra il delicato suono orientale e simbolo dell’animo di uno dei più grandi cantautori italiani di sempre. È il punto di partenza di un viaggio sonoro che cerca di comprendere l’esperienza di un autore attraverso le sue opere.

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Carlo Guaitoli, pianista dalla formazione classica e tastierista per oltre trent’anni di Battiato, insieme a Luca Ciammarughi, musicologo, approfondiscono in dialogo, attraverso l’esecuzione di alcuni brani, la figura del musicista. Tema dell'approfondimento è la natura più umana del protagonista attraverso le canzoni che non sono solo semplici arrangiamenti sonori ma il risultato di un lungo percorso di ricerca. Proprio Guaitoli parla di Battiato come di «Una persona molto testarda. Era sempre alla ricerca di qualcosa che potesse accrescere il suo io, qualcosa di alto, e l’arte lo aiutava in questo. Ha sempre provato a trovare qualcosa di diverso, di sperimentare, e nel farlo ha sempre legato culture diverse, cercando una sorta di crasi continua. Lo paragonerei ad una sorta di rabdomante».

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Il percorso musicale non si arresta e continua fino ad una delle canzoni del disco La voce del padrone (primo album italiano a vendere più di un milione di copie), Segnali di Vita, dove Battiato racconta la necessità di un’evoluzione della propria anima. «Battiato riesce a legare in un momento di critica sociale le sonorità classiche in una canzone (e in un disco) di musica leggere avendo grandissimo successo» dice Guaitoli. La canzone è simbolo della passione quasi platonica che il musicista aveva nei confronti della filosofia di George Ivanovič Gurdjieff, uno dei filosofi orientali del ventunesimo secolo che saranno alla base del suo percorso artistico e «di cui i suoi pezzi sono pieni di richiami» ricorda Guaitoli. Gurdjieff è esponente del sufismo e sarà uno dei più grandi studiosi di religione, ma ciò a cui è interessato Battiato è lo scopo finale che l’uomo ha nella sua vita: l’obbligo di risvegliare in sé una coscienza tale che gli permetta di liberarsi dagli automatismi psicologici ed esistenziali in cui l’uomo vive.

Proprio questa ricerca lo porterà a una continua produzione sincretica dove si crea un mix di elementi occidentali, legati ad un meccanismo sociale che critica, ed invece elementi orientali più mistici e illusori, più vicini all’animo umano. Una contraddizione perfetta che ha l’effetto di bilanciare l’artista, rivelandosi la sua carta vincente. «Questo forte dualismo sarà il suo punto di forza. Nella continua ricerca di un equilibrio Franco stupiva sempre nelle sue scelte e, sebbene abbia ricevute diverse critiche, soprattutto da coloro che nello stesso periodo lo frequentavano per il suo interesse nella figura di Gurdjieff, il suo successo commerciale o le sue derive musicali sempre differenti gli hanno permesso di restare libero da un’etichetta» dice Guaitoli.

L’esibizione continua tra veri e propri brani impegnativi, alcuni di Gurdjieff che oltre ad essere filosofo era musicista e maestro danzatori, ed altri più pop: La stagione dell’amore, una canzone più leggera, dai tratti erotici e lontana da quell’assidua ricerca caratteristica del musicista siciliano. Luca Ciammarughi descrive il maestro proprio tramite questa dualità che non è altro che riflesso dell’animo del poeta: «ci dà l’immagine di un personaggio controverso quasi composto da due parti opposte, ma è questa la forza di Battiato. Un uomo che riesce sempre ad essere nella sua controversia apprezzato da tutto il pubblico».

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Come ricorda Guaitoli continuando l’esibizione, Battiato nella sua continua ricerca realizza opere che, seppur avanguardistiche, sono fortemente ancorate alla classicità. Una visione della classicità non come un qualcosa da cui distaccarsi ma come il punto di partenza per una ricerca più dettagliata, che vada a trovare ciò che nel passato non è stato scoperto. Non a caso una delle più grandi opere avanguardistiche del musicista siciliano è L’Egitto prima delle sabbie, un pezzo avanguardista minimalista che tramite escamotage innovativi scoperti dal maestro durante un radicale studio del piano riesce a creare sonorità inedite che nella cornice del Bibiena sono riuscite ad evocare una sensazione ascetica. La ricerca partita dall’origine dello strumento, che non vada solo in direzione della musica elettronica o del sintetizzatore (come invece aveva già fatto lo stesso Battiato e sarà per esempio per i King Crimson, anche loro influenzati da Gurdjieff) e che si rifà alla ricerca delle società antiche classica delle filosofie orientali ed utile a scoprire i valori che ancora oggi possono essere riadattati nel presente.

Conclude l’esibizione Guaitoli con I treni di Touzer e L’Era del Cinghiale Bianco, «due canzoni fortemente legate alla tradizione orientale e piene di quegli analogismi tra elementi lontanissimi ma che Battiato riesce a rendere parti della stessa cosa andando oltre la logica» chiude Ciammarughi. Ma in fondo come possiamo trovare il nostro centro di gravità permanente e andare oltre le logiche umane senza prima vivere tutto ciò che la vita ci offre?


Libro consigliato per approfondire i testi di Franco Battiato: Franco Battiato. la cura, 27 canzoni commentate 1971-2015

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