La permeabilità dei confini
11 9 2016
La permeabilità dei confini

La storia di un meteorologo che portava venti di tempesta

Le nuvole sono del tutto indifferenti ai confini geopolitici e, nonostante a volte i fenomeni atmosferici siano chiamati con nomi di generali, come l’anticiclone Scipione o la sciabolata artica di Attila, non sono mai stati considerati un’invasione territoriale. Eppure il legame tra precipitazioni e politica è più stretto di quanto si potrebbe immaginare e il meteorologo, anche in tempi straordinariamente recenti, è stato considerato depositario di una scienza occulta, erede forse di una lontana tradizione sciamanica. Il libro che Olivier Rolin presenta a Festivaletteratura, Il meteorologo, racconta della tragedia di Vangengejm, responsabile dei bollettini meteo nelle Repubbliche Socialiste Sovietiche, perseguitato dal regime con l’accusa di sabotare l’agricoltura nazionale. Molto più che uno scienziato, si pensava avesse il potere di influenzare lo spostamento delle nuvole, in un controsenso tra causa ed effetto che per lui è stato fatale. Dopo anni di internamento, viene giustiziato nel 1937.

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Andrè Gide scriveva dell’Urss come di un’utopia finalmente realizzata e in effetti in Europa si è conosciuto molto poco delle responsabilità politiche della Russia nell’ultimo secolo. Negli ultimi anni l’attenzione si è spostata con più decisione su questi scenari e Olivier Rolin contribuisce con un libro tra romanzo e biografia: la finzione regge solo la mancanza di fonti, ma i fatti cardine della vita sono tutti tristemente documentati.

La storia di Vangengejm apre indirettamente sulla realtà attuale, sulle ingerenze della politica nella scienza e soprattutto, molto più pervasiva e silente, sulla percezione di fastidio che prende gli spettatori quando gli organi di comunicazione affrontano le tematiche ambientali. Attuale, anche in tempi in cui la sensibilità sulla materia è maggiore. Nel momento in cui è più evidente la frizione tra il capitalismo senza moderazioni e le risorse del pianeta, quando siamo spinti a credere di avere un'influenza irrilevante sui problemi nel loro complesso, la letteratura recupera il valore dell’esperienza personale e l’estrema importanza di ciascuno di noi. Nel frattempo, stiamo vivendo il settembre più caldo degli ultimi 250 anni.

Festivaletteratura