Potremmo parlare della SLA dal punto di vista scientifico, dal punto di vista statistico, dal numero degli sportivi colpiti da questa terribile malattia. Potremmo parlare di Lou Gehrig, giocatore eccezionale di baseball degli anni '30, che ha dato il nome popolare alla malattia. Potremmo parlare dei giocatori della nostra serie A, di Borgonovo e Signorini, i due più grandi giocatori colpiti dalla sclerosi laterale amiotrofica. Oppure potremmo parlare di Marco Sguaitzer, calciatore mantovano, e della sua SLA particolare, sigla sostituita con 'Senza Limite Alcuno'.
Simonetta Agnello Hornby legge passi del libro di Sguaitzer e risponde per lui alle domande preparate del pubblico. Una malattia che deve essere combattuta con tutti i mezzi, in un'esperienza straordinaria di vita. Perché non ti viene detto da nessuno quello che ti sta accadendo e cominciano subito a trattarti da malato. Ma ogni malato grave deve poter sempre scegliere se e come essere curato. E in Italia, per una serie di motivi, questo è difficile e l'aspetto etico non viene mai trattato. Non ci si deve arrendere mai, nonostante i momenti di sconforto. Certamente manca tutto della vita prima della malattia, ma bisogna continuare sempre Senza Limite Alcuno.
E intanto scorrono le immagini di tutti quelli che hanno portato il libro di Marco in giro per il mondo, in un viaggio continuo che in un certo senso compensa l'immobilità di Sguaitzer. E gli fa visitare tutti gli angoli del mondo. Anche adesso. E anche adesso tutti i momenti sono degni di essere vissuti. Le parole sono scomparse, il respiro anche, il rumore del respiratore lo tormenta (quanto gli manca il silenzio), ma non mancherà mai di sorridere, perché c'è sempre un motivo per sorridere. Soprattutto noi dovremmo ricordarcelo più spesso. Per tutta la gente che ci vuole bene, per ogni giorno che Dio ci dà da vivere. E parte l'applauso più lungo di tutto Festivaletteratura.
