La vecchia Vienna un tempo è stata nuova
8 9 2023
La vecchia Vienna un tempo è stata nuova

Sincretismi inattesi in una raccolta di libri per bambini nell’Austria di inizio secolo.

Certe volte il percorso di un volume, negli anni e nella geografia, è interessante quanto un romanzo. Certe volte, invece, una storia ce la racconta una collezione: la storia di chi l’ha messa insieme, come si può leggerla nei criteri seguiti per comporla.

James Bradburne è riuscito a ottenere la collezione dei libri per bambini dell’architetto Otto Prutscher — o meglio, delle sue figlie, quand’erano bambine. Ci è riuscito rocambolescamente, come spesso avviene: cercando un solo libro, in tempi di pandemia; vedendoselo negato perché la proprietaria avrebbe voluto, dicevano, non scompaginare la collezione di suo nonno; e infine ricevendo in dono la collezione intera, perché – gli ha detto la proprietaria stessa davanti a un caffè – le era molto piaciuta la Biblioteca Braidense. «Un miracolo» lo definisce Bradburne, che, architetto di formazione, già conosceva bene Prutscher.

Otto Prutscher e la moglie Helene vivevano al centro del mondo culturale, artistico, scientifico del loro tempo: Vienna. «Come nella New York degli anni ’50», infatti, nella città di inizio secolo scorso arrivavano dalle province dell’impero – dalla Transilvania, dalla Boemia, da Praga – le menti più brillanti, e là si installavano e parlavano la lingua franca, il tedesco.

Nei caffè di Vienna si trovavano incontri trasversali fra scrittori come Schnitzler, pensatori come Wittgenstein, compositori come Schönberg e i suoi allievi, gli esponenti della Secessione Viennese, la scuola di medicina, Freud; Warburg, che tanto bene conosceva l’importanza della collocazione di un libro su uno scaffale. Si parla di una città in cui le donne potevano studiare, gli apporti delle altre culture erano i benvenuti, la politica imperiale fondava musei («ci dimentichiamo che la vecchia Vienna un tempo è stata nuova»), nei cabaret si esprimeva una fluidità di genere che si è sperimentata di nuovo solo di recente. «Il mondo diviso in categorie rigide è un’invenzione,» commenta Bradburne «credo americana. Il mondo è incredibile».

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Ed è anche la città di un’editoria piccola, a metà fra l’industria e l’artigianato: ecco spiegata l’altissima qualità dei libri della collezione. Libri comprati o regalati da amici che raccontano un mondo che ancora una volta non conosce divisioni rigide, ma invece si apre a influenze straniere di ogni tipo: e infatti le bambine potevano leggere fiabe giapponesi, fiabe indiane, libri in italiano.

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Bradburne scorre le diapositive, mostra le immagine delle copertine: un libro su Vienna di Klimt, senza il suo solito oro, o sarebbe economicamente improponibile; i racconti dell’orrore di Hoffmann… E poi ci sono i leporelli: quasi dei libri-game che si aprono a fisarmonica e in qualche caso diventare ricorsivi, se si unisce l’ultima pagina alla prima. I leporelli, dice Bradburne creando inavvertitamente un neologismo, sono caratterizzati da grande «librità»: ricordano a chi li usa la materialità dell’oggetto che ha in mano, con il quale si può, mentre si legge, sperimentare e giocare.

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Vedendo scorrere le diapositive nella suggestiva cornice della Biblioteca Teresiana, il pubblico può scoprire edizioni e volumi che non ha mai visto: ma soprattutto scopre il criterio che ha guidato la loro scelta. Neppure durante la guerra, racconta Bradburne, Prutscher ha voluto separarsi dalla sua raccolta di libri: certo perché essa rifletteva troppo profondamente la sua sensibilità, la storia della sua famiglia e dell’acme di una città in una stagione di irripetibile fermento.

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