La vita vibrante delle cose
8 9 2023
La vita vibrante delle cose

Come filosofia e poesia ci possono fornire gli strumenti per sopravvivere all'Antropocene

«Questo intervento nasce da un'urgenza» inizia il suo incontro Giulia Sissa, grecista e storica della filosofia. L’urgenza in questione è il cambiamento climatico, affrontato tramite l’uso di due linguaggi complementari della filosofia e della poesia: il primo spiega le cose, il secondo le descrive.

In un percorso che parte dall’antichità fino all’Antropocene, Giulia Sissa ha spiegato come si è sviluppato il pensiero attorno alle cose, partendo a ritroso dalla più recente elaborazione dall’iperoggetto di Timothy Morton. «L’iperoggetto è una cosa enorme, formato da tante cose, presente, onnipotente ed insistente. È una cosa che ci sta addosso, che ci viene incontro. E allo stesso tempo, l’iperoggetto è una cosa che si sottrae. Tu sai che c’è, ma è inafferrabile nella sua completezza». Un esempio pratico di iperoggetto è proprio il riscaldamento del pianeta, definito da Morton l'iperoggetto per eccellenza, estremamente reale ma così grande per noi uomini da risultare inafferrabile. Un altro iperoggetto di immediata intuizione è il COVID.

Queste “cose di cose” stanno plasmando l’epoca dell’Antropocene. Comprendere come siamo in relazione con gli iperoggetti è l’unica soluzione ad oggi individuata per sopravvivere loro. Ed è in questo bisogno di capire che agisce la poesia così come concepita da Francis Ponge, ovvero una poesia che «aiuta a capire l’oggetto che sfugge». Metafore, figure retoriche e versi aiutano infatti a descrivere l’oggetto, restituendo a noi una realtà di cui abbiamo una conoscenza empirica, ma che difficilmente riusciamo a riportare. Una poesia, dunque, che schierandosi dalla parte degli oggetti (come di fatto suggerisce il titolo della sua opera Il partito preso delle cose) e mettendoli sullo stesso piano degli uomini, ci porta ad avere un'esperienza complice con le cose.

Del rapporto egualitario tra uomini e oggetti parla anche Bruno Latour, che trasforma “l’essere oggetto” in una situazione comune a tutto ciò che c’è sulla Terra, incluso il genere umano. L’uomo quindi è “oggetto tra gli oggetti”, in relazione con tutte le cose che lo circondano. Accettare questa filosofia è l'unico modo - sostiene Giulia Sissa - per capire e proteggere le cose, passando da un atteggiamento passivo ad uno più attivo di protezione e preservazione dell’ambiente.

«Queste teorie devono fungere da scossone per svegliare le persone, devono essere come un iceberg» afferma riferendosi al famoso film del 1997, Titanic. Filosofia e poesia infatti hanno modo di fornirci «maniere estetiche e anche pratiche su come sopravvivere all’Antropocene», conclude la ricercatrice parlando con il pubblico, «stabilendo un rapporto rispettoso ed umile con le cose».

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