Le case che saremo
11 9 2020
Le case che saremo

Essere chiusi a casa: limite, soglia o ponte?

Senso dell’umorismo: una chiave preziosa per affrontare la complessità dell’attuale situazione di emergenza, in una conversazione agile e stimolante tra l’autore di Le case che siamo, Luca Molinari, critico e teorico dell’architettura, e il filosofo Marco Filoni. Tante sono state le domande rivolte dal filosofo a questo architetto “pensatore” come lo ha definito, dove la casa, non soltanto quella fisica ma anche quella simbolica, ha permesso di tenere un filo conduttore chiaro.

Luca Molinari a casa sua durante il lockdown:

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La casa è simbolo della dimensione privata, intima, e rievoca la prima esperienza di spazialità che facciamo a contatto con i limiti nell’utero materno. In questi mesi la casa è diventata l’unica dimensione della vita umana su scala planetaria mentre la città e lo spazio pubblico sono spariti, sottraendo per un certo periodo di tempo la dimensione dell’eros e della casualità. Senza la città, secondo Molinari, non si può pensare la casa. Ma in questo tempo, più che mai, essa è diventata il centro della nostra attenzione, sono stati resi pubblici i nostri spazi privati e questo abitare dentro le quattro mura ha fatto percepire e avvertire la casa in modo diverso.

Parlare di casa conduce a un altro concetto chiave: il limite, la soglia. È infatti un limite tra lo spazio privato e il pubblico, tra la vita interiore e l'esteriore. Filoni ha raccontato di come nell’antichità i costruttori di ponti erano considerati dei "paria" perché congiungevano ciò che era distante e con questo sfidavano gli dei. Da questo punto di vista la casa è sia limite che ponte, può separare oppure unire realtà, spazi e questa una delle lezioni che il Covid-19 ha fornito a tutti.

E pure all’interno della casa stessa, ci sono livelli, «frame» come li definisce Molinari, che separano gli spazi a seconda del grado d’intimità, divisioni tra spazi visibili e invisibili agli ospiti. Il film Parasite di Bong Joon Ho illustra bene questo concetto e fa capire come proprio in questi spazi più intimi che non si mostrano, in cui esistono le parti occulte, nascoste della casa, possono abitare mostri.

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Come saranno le case dopo la pandemia? E gli spazi pubblici? È impossibile da prevedere. La pandemia ha fatto capire, però, che possiamo abitare le città con un livello di densità minore. Forse il futuro porterà a vivere in micro comunità.

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