Le consulenze d'amore di Guido Catalano
9 9 2016
Le consulenze d'amore di Guido Catalano

Le (dis)avventure amorose commentate dal poeta

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Esordisce confessando le origini mantovane della madre, Guido Catalano. Con l’approccio che lo contraddistingue, a metà via tra tra il timido e l’irriverente, il “poeta semiprofessionista” arriva al suo primo Festivaletteratura con un format insolito, sia per lui stesso che per la kermesse. Riprendendo le gesta ero(t)iche del protagonista (quasi autobiografico) del romanzo D’amore si muore ma io no, infatti, Catalano propone al pubblico del Festival un’edizione speciale della sua “Posta del Colon”, rubrica in cui ogni lettore può chiedere al poeta consigli sulle proprie pene amorose.

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L’angolo dell’esperto che risponde (o forse no) inizia con un'esegesi dei testi di Mogol, in particolare di quello in cui un uomo moriva per amore. Guido (o Giacomo, come il protagonista del libro, «perché va bene essere autobiografici, ma almeno il nome si cambia») si professa esperto in cuori infranti, ma è il primo ad ammettere di essere stato «amico di molte donne che mi volevano come zerbino, ma di limonarmi non se ne parlava».

Comunque non importa: è possibile spiegare quando è il momento giusto per baciare una ragazza (con un avviso di bacio che, al limite ti procurerà un pugno) così come e perché sia giusto lanciare un “mi ami ancora”.

Catalano è (o finge di essere) impacciato: perde i fogli, non sa se indossare gli occhiali: «Non riesco a leggere, ma se vi vedo mi viene da vomitare», ma riesce sicuramente nel suo intento: commuove ed emoziona, unisce alto e basso.



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