​Le parole sono una cassetta degli attrezzi
10 9 2023
​Le parole sono una cassetta degli attrezzi

Fabrizio Acanfora e Francesca Coin in dialogo sul mondo del lavoro: non una gara di performatività, ma un diritto di tutti

Si parla tanto di inclusività, oggi: e si concorda che le differenze vadano incluse in un sistema capace di accoglierle. Ma è davvero così semplice? Fabrizio Acanfora, che sulla parola “inclusività” avrebbe parecchio da dire (e cose non troppo positive), ci tiene a dire che no: ogni diversità ha una sua storia – quella della neurodivergenza inizia recentissimamente, negli anni ’90 –, e soprattutto tanti contesti in cui incasellarsi. Acanfora in particolare si occupa di neurodivergenza, appunto, e nel suo ultimo libro, Di pari passo, si è soprattutto concentrato sul mondo del lavoro. Ma partendo da un primo capitolo interamente dedicato alla sua esperienza biografica: per ricordarci che, se ogni diversità è diversa – e perdonate il gioco di parole –, c’è ancora più varietà nel momento in cui tali diversità si incarnano nei soggetti singoli, come sfumature di colori diversi che si mescolano finché diventa impossibile capire i colori di partenza.

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Proprio parlando di contesti, Acanfora ci tiene a mettere ben in chiaro una cosa. La disabilità non è un fardello che si abbatte sulla persona singola, ma è sempre il frutto dell’interazione tra la persona portatrice di disabilità e il contesto che la circonda, il quale non è stato collettivamente concepito per accomodare quelle specificità. La disabilità, dunque, è un concetto mobile, che cambia a seconda del contesto, e delle barriere che ci troviamo intorno. È un fardello, sì, ma della società: è da lì che bisogna partire per rivoluzionare l’idea della disabilità oggi.

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Ed è da questo presupposto che Acanfora parte per affrontare lo spinosissimo argomento della relazione tra disabilità e mondo del lavoro. In dialogo con Francesca Coin, la discussione parte da un presupposto tanto lineare quanto spesso dimenticato: lavorare è un diritto di tutte e di tutti, così come lo è farlo in modo proficuo e gradevole. Acanfora e Coin riescono ad affrontare l'argomento con grande grazia, senza mai scivolare nelle falle dell'utilitarismo in senso spicciolo, e anzi sottolineando che le logiche della produttività non devono mai essere l'unico metro di giudizio, in un ambito lavorativo. Il lavoro è fatto da esseri umani, e le variabili in gioco sono sempre molto più complicate rispetto alla monodimensionalità del produttivismo, specie quando in gioco ci sono le diversità. Il discorso garbato di Acanfora riesce magistralmente a ricordarci che la diversità è la vera costante, la vera e inevitabile caratteristica di ciascuna e ciascuno di noi, tanto neurotipici quanto neurodivergenti. E il mondo del lavoro farà meglio ad adeguarsi.

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