Lezioni di sopravvivenza in acqua dolce
11 9 2020
Lezioni di sopravvivenza in acqua dolce

I macroinvertebrati

Parte 3. Nuotare

Anche l’uomo è parte dell’ecosistema e contribuisce a plasmarne le caratteristiche, in grande e in piccolo, nel bene e nel male. Per questo motivo l’incontro conclusivo del ciclo “Tre lezioni di sopravvivenza in acqua dolce”, allestito presso le tende dei laboratori di Scienceground, ha coinvolto i partecipanti in prima persona nella rilevazione di un elemento dell’ambiente acquatico dovuto proprio alla presenza umana: le microplastiche.

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Sulle rive dei laghi, la comunità eXtemporanea ha così coordinato alcuni gruppi di partecipanti nella raccolta di campioni di acqua, facendo del percorso un esperimento di citizen science volto ad elaborare un protocollo per indicare al cittadino come poter contribuire in prima persona alle analisi scientifiche. I campioni di acqua sono poi stati sottoposti a filtri di 0.4 µm, permettendo di osservare e distinguere al microscopio la presenza di microorganismi, di fibre naturali e di fibre sintetiche.

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A introdurre l’incontro è stata Maria Elena Antinori, ricercatrice presso l’università di Genova, che ha riflettuto sulla relazione che lega scienza e società. Se, infatti, la prima ricerca scoperte e risultati che siano utili al progresso sociale, di necessità i problemi più stringenti del nostro tempo guidano la mente e l’occhio degli studiosi. Insieme agli scienziati Sandro Sutti, coordinatore scientifico del centro LabTer CREA a Mantova, e con il contributo di Stuart Robottom e di Alessandra Sutti, in collegamento dall’Australia, Antinori ha illustrato sia la natura chimica delle microplastiche sia i loro cicli di diffusione nelle acque fluviali e lacustri e, a cascata, nelle distese marine e oceaniche.

Spandendosi negli ecosistemi acquatici, queste particelle fungono da punti di aggregazione (“plastisfera”) per numerose specie di microorganismi, alcuni dei quali patogeni, che le utilizzano poi come vere e proprie zattere per spostarsi a grandi distanze. Questi vengono a loro volta ingeriti dalla fauna acquatica insieme alle microplastiche stesse, che entrano in questo modo a far parte delle catene alimentari degli ecosistemi.


Parte 2. Aggrapparsi

Nel secondo episodio del ciclo prosegue la mappatura partecipata degli organismi animali e vegetali dell’ecosistema del Mincio a cura del progetto Scienceground, animato dal collettivo eXtemporanea e collocato quest’anno presso le rive del Lago Superiore. I ricercatori Marco Bartoli e Gemma Burgazzi si sono concentrati sui macroinvertebrati: organismi di dimensione maggiore di un millimetro, e dunque osservabili a occhio nudo, fra cui molluschi, larve di insetti, piccoli crostacei (come i “saltaréi” mantovani), e così via.

Perché ha importanza studiare i macroinvertebrati delle acque del Mincio? Innanzitutto perché i cambiamenti riscontrati da analisi periodiche della composizione della fauna fluviale e lacustre, oltre che della flora, possono rispecchiare eventuali cambiamenti nella qualità dell’ecosistema, come ad esempio sversamenti di sostanze tossiche.

Inoltre diverse specie di macroinvertebrati svolgono attività critiche per il mantenimento dell’ecosistema, dal momento che sono coinvolte in cicli di trasformazione biogeochimica di sostanze chimiche in sostanze differenti. Va infatti sotto il nome generale di “bioturbazione” il trasferimento di particelle (rimaneggiamento) e di acqua (ventilazione) all’interno del fondale (“sedimento”), attuato da innumerevoli organismi attraverso i propri processi metabolici e lo scavo di tunnel e piccole gallerie.

Nell’accurata esposizione di Bartoli vi è stato anche spazio per evocare le alterazioni nell’ecosistema seguite all’introduzione del pesce siluro nei laghi mantovani. Una delle conseguenze della sua diffusione è stata infatti la progressiva estinzione delle alborelle, pesci autoctoni alquanto ghiotti di larve di zanzara – che di converso hanno proliferato nel nuovo contesto ambientale.

La lezione risuona chiara. I processi che presiedono alla conservazione di un ecosistema sono sofisticati e fondati su delicati equilibri, cosicché incidere senza sufficiente discernimento su un anello della catena può produrre perturbazioni multiple e conseguenze a cascata.


    Parte 1. Galleggiare
    Stratagemmi evolutivi nelle acque del Mincio

    Tre lezioni di sopravvivenza: galleggiare, aggrapparsi, nuotare. In altre parole, tre percorsi alla scoperta dei più ingegnosi accorgimenti evolutivi sviluppati dagli organismi animali e vegetali che popolano l’ambiente del fiume Mincio. È questa una delle iniziative ideate da Scienceground per l’edizione 2020 di Festivaletteratura, con l’ambizione di coinvolgere i partecipanti in vere e proprie attività di osservazione diretta al fianco di ricercatori universitari nell’ecosistema fluviale e lacustre mantovano. A coordinare il primo percorso sono Marco Bartoli e Sara Benelli.

    Festivaletteratura