Lilia Giugni e le donne raccontano la guerra
8 9 2022
Lilia Giugni e le donne raccontano la guerra

La narrazione sotto la lente d'ingrandimento femminista

Cinque sono i titoli che Lilia Giugni, docente e ricercatrice presso l'Università di Cambridge e attivista femminista, sceglie per raccontarci la guerra attraverso quel grimaldello, quella lente d'ingrandimento, quello specchio magnificatore che lei stessa ci dice essere il femminismo.

(caricamento...)

A iniziarci in questo lungo viaggio, che esplora tutti e cinque i continenti e spazia dagli anni '80 del Novecento ai giorni nostri, è il saggio della pluripremiata reporter di guerra, Christina Lamb, I nostri corpi come campi di battaglia. Storie di donne, guerra e violenza. Voci di donne, importanti in quanto tali e non in quanto madri, mogli, figlie, che ci fanno rivivere conflitto dopo conflitto, dalla seconda guerra mondiale fino a quelli più recenti e contemporanei, le atrocità di cui sono state vittime. Una cruda e amara denuncia delle condizioni della donna nei paesi in guerra; una guerra che tutto giustifica, anche disumanità quali lo stupro, riconosciuto in quanto crimine di guerra a livello giuridico solamente nel 1997.

Una realtà, quella che vede gli stupri di guerra una potentissima arma e strategia di reclutamento nei confronti del nemico, che purtroppo non ha confini né di spazio né di tempo. Con il secondo titolo, infatti, Cassandra di Christa Wolf, siamo trasportati indietro attraverso i secoli: alle vicende della guerra di Troia, la guerra per eccellenza. Una narrazione pensata da uomini, che racconta di uomini, ma che Christa Wolf permette di vedere dal punto di vista femminista: attraverso lo sguardo di Cassandra, figlia di Priamo e schiava di Agamennone. È la stessa Wolf a regalarci un modello di società femminista cui ognuno di noi, donna o uomo che sia, dovrebbe aspirare: la società del dialogo, della cura, simboleggiata nel romanzo dalla comunità di donne, nata sulle sponde del fiume Scamandro e aperta a tutti coloro che lo desiderino.

Protagonista del romanzo La donna abitata di Gioconda Belli, scrittrice nicaraguense, è una ragazza, Lavinia, una partigiana nicaraguense degli anni '60, voce e volto dell'autrice stessa. Donna che, in prima linea, imbraccia le armi per ciò in cui crede e diventa ben presto emblema di una delle questioni più controverse: esistono guerre "giuste"? Possono esistere guerre "giuste" in una società femminista, della cura?

A smentire ogni possibile perplessità riguardo la concretizzazione di una società della cura è il dottore e chirurgo ginecologo Denis Muckwege, premio Nobel per la pace 2018. La sua autobiografia Il potere delle donne si rivela un'ode a tutte le donne che ha incontrato nel corso della vita: dalla madre che l'ha cresciuto fino alle colleghe, pazienti, concittadine. Fondatore di un ospedale destinato alla cura delle donne vittime di stupri e del centro di riabilitazione "La città della gioia", nonché attivista femminista, Muckwege è la prova che il femminismo è una via per leggere la realtà circostante, che può e dovrebbe appartenere a tutti, indistintamente.

(caricamento...)

A regalare una meta a questo viaggio letterario è il romanzo della scrittrice nigeriana femminista Chimamanda Ngozi Adichie Metà di un sole giallo. Una storia raccontata a tre voci e che ci teletrasporta alla fine degli anni '60 durante la lotta per l'indipendenza del Biafra dalla Nigeria. Un racconto che dona spazio e ascolto a tutte le vittime di una guerra che non hanno scelto, uomini o donne che siano. Una testimonianza di come la guerra, se guardata attraverso la lente d'ingrandimento del femminismo, riguardi alla fine ognuno di noi, indistintamente.

(caricamento...)


Festivaletteratura