Linea di confine, linea di violenza
8 9 2023
Linea di confine, linea di violenza

Cammino nell'area grigia dove si oscura il diritto

Due rotte, due viaggi, due libri, entrambi accumunati dalla tragicità degli eventi che avvengono quando lo Stato sceglie di non intervenire e voltare lo sguardo altrove, mentre l'illegalità e la sua corrispondente violenza dilagano. Grazie alle domande di Leila Belhadj Mohamed, i giornalisti Fabrizio Gatti e Maurizio Pagliassotti hanno potuto esporre le loro esperienze vissute in prima persona e i loro progetti letterari.

Nel libro Nato sul confine è raccontato un naufragio di un barcone proveniente dalla Siria verso l'Italia, ispirato a quello dell'11 ottobre 2013. Sorprendentemente la vicenda è narrata da un bambino che non è ancora nato, chiamato dopo il parto Mabruk, che significa "buon augurio". Purtroppo il nome non lo salverà dal suo destino: verrà alla luce 15 minuti prima della distruzione della nave. Fu una strage terribile per l'elevato numero di bambini e medici presenti a bordo. Questo testo vuole fungere, oltre che da informatore di vicende trascurate, da accusatore di un'amministrazione che possedeva le risorse e le tempistiche necessarie per evitare tanta sofferenza.

Nei libri Ancora dodici chilometri e La guerra invisibile scopriamo invece altre tratte, forse meno discusse, ma che ci interessano maggiormente dato il passaggio proprio in territorio italiano. Riguardano la rotta alpina che coinvolge l'area della Val di Susa e la rotta balcanica, dalla Turchia a Berlino. Sono tutte indirizzate verso un immaginario Nord Europa garante di benessere. Ogni spostamento in queste zone ostili, caratterizzate da basse temperature, neve e boschi fitti quasi impenetrabili, è un azzardo alla lotteria della vita. Eppure il rischio più grande del viaggio non è rappresentato dalla natura, ma dall'uomo. Infatti in questi luoghi vigono le leggi dei trafficanti e di altri gruppi di militanti non ben identificati e di certo non autorizzati. Gli Stati coinvolti, utilizzando mezzi tecnologici avanzati e costosi, si promuovono come sorveglianti accorti e protettori delle frontiere, ma nella realtà tutto è controllato da queste forze armate illegali. Lo scenario che potreste osservare lì sarebbe una mescolanza contorta di spari, fughe, accampamenti insalubri, fango, sangue, sudore e tanta, tanta paura.

Questa fiera dell'assurdo sembra non avere fine e perdura tutt'ora, senza nemmeno uno spiraglio di miglioramento. Le migrazioni sono un fenomeno tipico dell'uomo che si sposta in cerca di condizioni migliori per la sopravvivenza. Finché ci sarà una meta promettente da raggiungere, questo flusso non si fermerà perché, pur di evitare la morte, il come e il dove divengono dettagli marginali. Quindi è necessario affrontare queste situazioni per quello che sono, non problemi da oscurare o eliminare, ma anzi occasioni di crescita sia culturale che economica. Questi trasferimenti hanno un grande potenziale e nessuna delle istituzioni competenti si degna di gestirlo con criterio umano, perché di esseri viventi si sta discutendo.

Metà del lavoro è già stato svolto da questi inviati coraggiosi che hanno documentato e stanno diffondendo le verità nascoste. Gli autori stanno anche vagliando l'ipotesi di mutare questi racconti in videogiochi, per avvicinarsi alle nuove generazione, benché il programma sia ancora in fase di ideazione. L'altra metà deve essere svolta da ognuno di noi tramite percorsi di formazione riguardo tali tematiche, che dovrebbero generare un nuovo di tipo di mentalità volta all'apertura. E si giunge così al passo conclusivo che sarebbe quello di votare consapevolmente e comprendendo le responsabilità implicite di tale azione.

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