Mazzini. Il grande rimosso dalla storia
10 9 2023
Mazzini. Il grande rimosso dalla storia

Alcune vicende del Risorgimento in musica

È ormai buio sulle colline dell’Alto Mantovano, quando si inizia a percepire la musica del Quintetto Alkord. L’Ossario di Solferino sulla destra ed il palco illuminato davanti a noi che sta per ospitare Giancarlo De Cataldo. L’atmosfera è suggestiva e si può percepire l’aura che avvolge il luogo in cui sono raccolti teschi ed ossa di 7.000 caduti degli eserciti che si affrontarono nella sanguinosa battaglia di Solferino e San Martino. Era il 24 giugno 1859 quando gli eserciti di Francia, Sardegna ed Austria si scontrarono nel contesto della seconda guerra d’indipendenza italiana.

Giancarlo de Cataldo, scrittore, sceneggiatore e drammaturgo, nel suo libro I traditori racconta il lato in gran parte sconosciuto del Risorgimento italiano. A partire da un suo testo stavolta decide di dar voce agli ideali, alla vita, alle sconfitte e ai tradimenti di uno dei più grandi, se non il più grande, patriota cospiratore dell’epoca: Giuseppe Mazzini.

A partire dagli scritti dello stesso Mazzini, il racconto dell’autore ci trasporta in quegli anni, in cui l’Italia unita non c’era ancora e nei quali alleanze e tradimenti facevano da sfondo ad ogni grande avvenimento.

«Si poteva e si doveva pensare alla libertà della patria» con lo scopo di rendere l’Italia libera, indipendente e repubblicana. La musica da lieve e malinconica si fa gioiosa e movimentata per accompagnare il racconto degli anni della gioventù di Mazzini. La sua figura è misteriosa e quasi sconosciuta ai più; autore di libri ormai dimenticati, un prete laico, il capo dei rivoluzionari di tutto il mondo, un guerriero, un terrorista e un codardo. La storia e i suoi scritti raccontano altre verità che Giancarlo de Cataldo ha cercato di narrare nel corso dell’evento.

Un ritmo incalzante accompagna poi la storia dell’affiliazione di Mazzini alla carboneria e la creazione della Giovane Italia. Si susseguono diversi moti rivoluzionari, a partire da quelli del 1833 e 34 quando divenne re Carlo Alberto di formazione liberale, che aveva dato e poi ritirato l’appoggio ai congiurati che volevano imporre la costituzione al re di Sardegna nel 1821. Intanto Mazzini, cambia identità, si fa chiamare Pippo Strozzi e raccoglie altri uomini e fondi per diverse insurrezioni che falliscono tristemente.

Si continua il racconto nella Londra ottocentesca, in cui Mazzini, si ritrova a vivere da esule. Egli amerà l’Inghilterra e gli inglesi senza mai rinnegare la sua italianità. Inghilterra che in quel periodo storico continuava «a ragionare come potenza imperiale» appoggiando i movimenti rivoluzionari altrui e contrastando i propri. Mazzini è protetto da diversi londinesi e molti suoi collaboratori aderiscono alla massoneria, il che fa supporre che fosse anch’egli affiliato. Egli, con l’aiuto di Cristina Trivulzio di Belgioioso, proprio a Londra darà vita ad una scuola popolare per i bambini di strada, che vittime di un traffico di esseri umani, erano giunti dall’Italia ed erano stati riversati per le vie di Londra a chiedere l’elemosina.

Seguono a questo periodo diverse insurrezioni con l’aiuto di alcuni rivoluzionari e con i tradimenti di alcuni altri. Fuggito in Svizzera dopo la breve parentesi della Repubblica Romana del 1849, governata dal triumvirato composto da Carlo Armellini, Aurelio Saffi e lo stesso Mazzini, alimenta la sua fama dell’ “inafferrabile”. I moti però continuano, la gente insorge, Mazzini vorrebbe un regicidio ma le sue iniziative si dimostrano sempre fallimentari. Falliscono anche i moti di Milano e di Belfiore. L’incalzante storia mazziniana si interrompe per una breve parentesi su Felice Orsini che attraente italiano «politicamente confuso», imprigionato nelle carceri del Castello di San Giorgio insieme agli altri martiri di Belfiore, riesce però a fuggire diventando implacabile nemico di Mazzini. Diversa è invece la vicenda di Antonio Gallenga altro rivoluzionario che con lo scopo di screditare la figura di Mazzini dice che egli fu mandante del attentato al re Carlo Alberto. Mazzini rispose con uno scritto in cui girava le accuse a lui imputate proprio su Gallenga.

La musica del quintetto continua e fa da sottofondo alle vicende che videro alleati e poi nemici Mazzini e Cavour. Non si fidavano, avevano due idee di rivoluzione differenti. Nel 1857 Mazzini trona a Genova. Violino e chitarra suonano una melodia malinconica, che introduce all’ ultima fase dei moti e della vita di Mazzini. A Genova incontra Carlo Pisacane che con i suoi ideali marxisti, contrastanti il suo pensiero, si dimostra tuttavia pronto alla rivoluzione per un’Italia libera. Pisacane poi rinnegherà la spedizione di Sapri e incolperà Mazzini. A Genova Mazzini si nasconde ma viene riconosciuto e lasciato andare dall’ispettore di polizia che lo aveva trovato.

Il 14 gennaio 1858 «l’Europa trema», 8 morti, 140 feriti e innumerevoli cavalli sventrati sono i numeri dell’attentato a Napoleone III, imperatore di Francia. A capo della missione Felice Orsini, e altri italiani tra cui uno di cui non farà mai il nome, probabilmente Francesco Crispi.

Il rapporto ancora non chiaro tra terrorismo e potere è un «mistero terribile». Le vicende della vita di Mazzini hanno però messo in luce anche inaspettate alleanze tra potere riconosciuto e movimenti rivoluzionari che insieme hanno cambiato la storia dell’Europa e dell’Italia. Nel 1859 Mazzini è in toscana, neutralizzato; nel 1860 è a Napoli. Trascorre i suoi ultimi anni costantemente in viaggio, usando documenti falsi e facendo della sua battaglia non più la libertà italiana ma l’educazione del Popolo. Morirà a Pisa il 10 marzo 1872. La battaglia dell’esule cospiratore termina e la musica finisce.

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