Mille forme di intelligenza diversa
9 9 2023
Mille forme di intelligenza diversa

James Bridle e la fine dell'antroponcentrismo cognitivo

L’intelligenza è un costrutto complesso, che in ambito scientifico ha ottenuto numerose definizioni nel corso dei secoli. Nel 1905 Alfred Binet, su commissione delle autorità scolastiche francesi, realizzò il primo test reattivo sull’intelligenza, al fine di differenziare i bambini nelle classi e riconoscere chi era bisognoso di sostegno. Binet elaborò una scala dell’età cronologica e a ogni età associò una serie di prove logiche ed aritmetiche che generalmente i bambini riuscivano a risolvere.

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Un bambino intelligente, per Binet, era un bambino che risolveva bene le prove per la sua età, benissimo quelle per le età inferiori e non riusciva a risolvere quelle di un’età superiore. I bambini che non risolvevano i compiti in cui mediamente i suoi coetanei riuscivano bene, erano classificati 'ritardati'. Sulle premesse fondate da Binet, l’americano Stern fondò il concetto di quoziente intellettivo (QI), fondato sul rapporto fra età cronologica ed età mentale moltiplicato per 100.

Nel corso del Novecento, numerose saranno le teorie di psicologi e scienziati che cercheranno di complessificare il costrutto dell’intelligenza, aggiungendo dimensioni affettive, artistiche, relazionali. Basta pensare a Howard Gardner, che sviluppò appunto la teoria delle intelligenze multiple.

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Per Gardner, infatti, l’intelligenza non è l’abilità di rispondere a domande pre-determinate, ma «la capacità di comprendere il mondo in cui viviamo e di risolvere i problemi ambientali, sociali e culturali che ci vengono posti in ogni momento della nostra esistenza». Gardner e altri scienziati si impegnarono per scuotere il concetto di intelligenza monolitica che vigeva in ambito scientifico. Questo ha certamente avuto ricadute, ampliando lo studio dell’intelligenza verso altre direzioni. Ma per la gran parte delle comunità accademiche e per il senso comune, ancora oggi vige un concetto di intelligenza unica, razionale e monolitica. Lo stesso concetto che James Bridle cerca, con il suo ultimo libro, di indebolire.

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Secondo James Bridle, la visione che abbiamo dell’intelligenza influenza in maniera significativa il rapporto che intratteniamo con le specie vegetali e animali e con il cosmo intero. Una visione di intelligenza monolitica, che solo gli esseri umani posseggono in tutta la sua pienezza, ci porta a perpetrare un’esistenza antropocentrica, incapace di accorgersi degli altri modi di stare al mondo e risolvere i problemi che le specie non umane detengono.

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Un esempio dell’ottusità che anche gli scienziati hanno rispetto al concetto di intelligenza, racconta Bridle, è lo studio dei gibboni. I test che, vent'anni fa, furono svolti su questi animali prevedevano una situazione in cui il cibo fosse dentro la gabbia e l’animale all’interno, con un bastone a sua disposizione per avvicinare il cibo a sé. Questo esperimento giunse alla conclusione dimostrativa che i gibboni non utilizzavano il bastone per avvicinare a sé il cibo e che quindi mancavano d'intelligenza. Per questo risultato, vennero considerati inferiori cognitivamente ad altre specie. Dopo vent’anni, l’esperimento fu ridisegnato: il bastone, invece che fuori dalla gabbia, venne appeso all’interno. Nel nuovo esperimento il gibbone era capace di afferrare il bastone e procurarsi il cibo. Il parere della scienza cambiò su questa specie: il gibbone venne allora considerato intelligente.

Ma il gibbone era intelligente anche prima, insiste James Bridle. Eravamo noi che stavamo commettendo errori nella valutazione della sua intelligenza. Si scoprì che il gibbone afferrava il bastone appeso sopra di lui per questioni di genetica evolutiva. Essendo abituato a muoversi da un ramo all’altro degli alberi, l’attenzione del gibbone si sviluppa e si direziona verso l’alto. Per questo non poteva vedere il bastone posto fuori dalla gabbia.

Con questo e altri esempi, Bridle ci invita a lasciare da parte ciò che dell'intelligenza avevamo sempre pensato, e ad avere il coraggio di avventurarci senza pregiudizio nella scoperta di forme di intelligenza animali e vegetali, assolutamente differenti dalle nostre e che mai avevamo pensato esistere.

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