Narrative familiari: legami alla prova del tempo
9 9 2020
Narrative familiari: legami alla prova del tempo

Come le saghe familiari si incontrano con la Storia. Conversazione con Giorgio Fontana, Nino Haratischwili e Simonetta Bitasi

«Possibile, si diceva, che il passato avesse una tale forza sul presente? Il potere di ciò che accade prima di noi è tale da forgiare un destino? O era soltanto colpa sua?»

(Giorgio Fontana, Prima di Noi)

Di famiglie e generazioni Giorgio Fontana (classe 1981, laureato in filosofia all'Università Statale di Milano) e Nino Haratischwili (regista e scrittrice georgiana, vincitrice del Premio Saba e del PEN Translates Award), ne sanno qualcosa. Nella cornice del chiostro del Museo Diocesiano, Simonetta Bitasi ripercorre insieme ai due autori le vicende dei rispettivi romanzi famigliari: Prima di Noi (Sellerio 2020) e L’ottava vita (per Brilka) (Marsilio Editori, 2020).

Ogni famiglia è diversa, ma tutte sono accomunate da un tacito accordo generazionale: evolvere insieme alla Storia, quella con la S maiuscola. I racconti tramandati sono il filo invisibile necessario per tenere uniti i loro membri, nonostante le inevitabili lontananze imposte dal tempo e dai chilometri. La terra natia, rispettivamente il Friuli-Venezia Giulia nel romanzo di Fontana e la Georgia di Haratischwili, rappresenta il punto di origine a cui si guarda anche una volta abbandonato (volontariamente o meno). Simonetta Bitasi osserva come entrambe le regioni siano uniche, pur condividendo alcuni tratti caratteristici: luoghi di transizione e teatro di unici meltig pots culturali che possono realizzarsi solo in un territorio di confine.

L’invisibile filo che collega alla terra natia anche il più temerario degli emigrati trova una delle sue migliori rappresentazioni nella performance Legarsi alla Montagna di Maria Lai. L’artista sarda che l'8 settembre 1981 legò con un nastro celeste gli abitanti a tutte le porte, le vie e le case di Ulassai (Nuoro, Sardegna). La performance è stata una trasposizione visuale di quelli che sono i legami tra persone, ma soprattutto «il segno di un cammino che unisce luoghi ed intenzioni».

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Prima di noi e L’ottava vita (per Bilka) sono romanzi che raccontano le vicende di due famiglie, i Sartori e gli Jashi, a partire dal 1917, un anno particolarmente significativo. Ciononostante, la Storia, che si affaccia sugli eventi famigliari a volte timidamente e altre con arroganza, non è la principale protagonista. Il fulcro sono infatti le persone: Gabriele nel romanzo di Fontana, che accompagna il suo lettore attraverso tutto il secolo; anche se forse la vera protagonista (o meglio, la miglior non-protagonista) è Nadia, la matriarca che, sulla scia di donne come Ursula Buendìa in Cent’Anni di Solitudine, è la colonna portante delle generazioni sartoriane.

Nel romanzo di Haratischwili, invece, il mondo femminile predomina al punto di stupire in alcuni casi gli stessi lettori. La scelta di dare particolare risalto ai personaggi femminili è spiegata dalla necessità di diffondere i racconti in cui le donne non siano solamente protagoniste di love stories, ma parte integrante della Storia. Gli autori che hanno descritto la guerra in trincea sono numerosi, ma quelli che hanno raccontato gli eventi bellici dal punto di vista di chi è rimasto a casa non sono molti. Haratischwili è una di questi ultimi.

L’incontro è un intersecarsi di confessioni e di sorrisi e passa in fretta, forse troppo. Con il ticchettio degli orologi che segna il ritardo accumulato, Simonetta Bitasi conclude con una domanda personale ai due autori: «Nei vostri romanzi i talenti a volte si ereditano e passano come testimoni da una generazione all’altra. E voi? Da chi avete ereditato quello della scrittura?».

La prima a rispondere è Nino Haratischwili: la nonna; il suo primo esempio di lettrice accanita, la sua racconta-storie, la voce che le recitava poesie. Un giorno dell'adolescenza sul suo tavolo è comparsa una macchina da scrivere. Nessuno ne parlò mai e nessuno le dichiarò il motivo del dono, ma l'autrice sapeva benissimo chi le aveva regalato quell’oggetto prezioso che da quel giorno l'avrebbe accompagnata sostituendo il suo taccuino.

Giorgio Fontana invece è più conciso, pur condividendo la risposta: anche lui ha ereditato il talento dal nonno; i suoi libri sono stati galeotti. L’autore dichiarava in un'intervista di aver utilizzato i documenti e le lettere del bisnonno per delineare la figura del patriarca di Prima di Noi. È molto cauto nel sottolineare che non si tratta di autobiografia, ma solo di una figura quasi mitica da cui prendere ispirazione.

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