Natura ed economia: un rapporto da ripensare e ricostruire
5 9 2019
Natura ed economia: un rapporto da ripensare e ricostruire

Il rapporto IPBES parla chiaro, l'homo oeconomicus è il nemico numero uno della biodiversità.

Un ripensamento di etiche e stili di vita non può prescindere dalle questioni ambientali, anche quest'anno al centro di una nutrita serie di incontri.


Come possiamo abitare la natura in un mondo snaturato? Così si interrogava Leopardi nello Zibaldone. Oggi questa domanda è più attuale che mai, soprattutto a seguito dell’ultimo rapporto IPBES: secondo l’ente di ricerca circa un milione di specie sono a rischio estinzione. La causa? Lo sfruttamento antropico. I ¾ degli ambienti terrestri sono antropizzati e i territori considerati ancora naturali si aggirano al 10% del totale delle terre emerse. È un cambiamento così enorme e così repentino (il tutto è accaduto negli ultimi duecento anni) che moltissimi scienziati hanno proposto di parlare di una nuova era geologica: l’Antropocene, l’epoca umana.

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«Terra e uomo fanno parte dello stesso ecosistema: agiamo in modo simbiotico ma anche competitivo. Noi però stiamo trasformando questa simbiosi in una disbiosi», spiega Gianfranco Bologna con Giorgio Vecchiano ed Giancarlo Cinini, descrivendo le tante pratiche umane che danneggiano l’ambiente. Prime tra tutte il disboscamento per coltura e allevamento intensivo. Alla base di tutto questo c’è l’idea che il sistema economico attuale possa crescere all’infinito, sfruttando risorse che sono finte. Invece il sistema naturale è basato sulla circolarità: tutto quello che viene prodotto torna indietro. Spesso sotto forma di agente inquinante.

L’esempio di questa circolarità dannosa ce la racconta lo studioso Vecchiano, che prende a esempio il fenomeno dell’eutrofizzazione dei mari. I terreni fertilizzati, pieni di azoto e fosforo, vengono bagnati da acque che, tramite il ciclo dell’acqua, arrivano ai mari. Queste acque contaminate continuano a fertilizzare. «Solo che invece di fertilizzare il terreno, - spiega l’esperto - fertilizzano alghe: coprendo la superficie dell’acqua queste impediscono ai pesci e agli altri animali di accedere alla luce, condannandoli alla morte».

Spezzare questo circolo produzione-rifiuto è però possibile. Se molti criticano la pigrizia della politica, il prof. Bologna ricorda a tutti che «il consigliere del politico è l’economista: il sistema economico deve riconoscere dei limiti entro i quali non andare, non in modo coercitivo ma in quanto presa di coscienza». Riprendendo l’economista K. Raworth, scrittrice del libro L’economia della ciambella, dal palco gli autori invitano a lanciare l’sos, che sta per Spazio Operativo Sicuro: uno spazio di crescita economica che abbia dei limiti ambientali quanto dei limiti civili basilari, come accesso ad acqua e cibo. Raworth immagina questo spazio proprio come una ciambella. Ad oggi siamo ancora lontani da un’economia del genere, ma d’altronde, non tutte le economie escono col buco.

Per saperne di più sull'incidenza delle nostre abitudini nel cambiamento climatico, guarda l'intervista della redazione a Giorgio Vacchiano e Gianfranco Bologna:

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Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Evento 49 “Biodiversità: un tesoro in pericolo” - Evento 103 “Capire le piante” - Pensieri in comune ore 21.00 venerdì 6 “Storie di natura” - Evento 141 “Un condominio da restaurare” - Evento 195 “Avete mai visto un axolotl?” - Evento 223 “Botanica leonardesca”.

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