Nel posto sbagliato al momento sbagliato
7 9 2019
Nel posto sbagliato al momento sbagliato

I ragazzi della Nickel, la storia americana nell'epoca di Donald Trump

Festivaletteratura sceglie la grande narrativa come bussola per orientarsi nel mondo. A partire dagli Stati Uniti, paese che forse più di ogni altro riflette le contraddizioni del nostro tempo. Estremamente variegata per scelte tematiche e cifre stilistiche è la pattuglia di narratori britannici ospiti a Mantova.


«Di solito passo il mio venerdì sera seduto sul divano a piangere sui miei rimpianti. Essere qui per me è già un bel passo avanti» ha esordito così l'autore Premio Pulitzer 2017 Colson Whitehead per La Ferrovia Sotterranea, intervistato dall'autore e conduttore televisivo Stas Gawronski a proposito del suo nuovo romanzo, I ragazzi della Nickel, pubblicato in Italia da Mondadori. Non c'è domanda che spaventi l'autore newyorchese giunto ormai al suo nono romanzo. La sua scrittura camaleontica è spesso paragonata ad una porta aperta su caverne della mente e della Storia, siano esse una ferrovia o un riformatorio maschile.

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Il suo ultimo romanzo, in tutte le librerie dal 3 settembre, ci costringe ancora una volta a fare i conti con un angolo buio della storia americana. I ragazzi della Nickel, racconta infatti la storia di Elwood Curtis, giovane nero che nel 1963, accusato ingiustamente di furto, viene rinchiuso alla Nickel Academy for boys. Un riformatorio maschile che all'apparenza ha l'obiettivo di rendere i suoi studenti degli adulti responsabili ed onesti. In realtà era un inferno da cui difficilmente si usciva vivi. Il romanzo è ispirato a fatti realmente accaduti alla Dozier school for boys in Florida chiusa solo nel 2010 a seguito del rinvenimento dei resti di più di 50 corpi, prevalentemente giovani afroamericani, sepolti a poche decine di metri dal cimitero ufficiale della scuola a cui se ne sono aggiunti altri 27. Giovanissimi, spesso orfani o lontani da qualsiasi persona potesse preoccuparsi per loro, di cui nessuno ha più avuto notizia.

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Elwood è un'incarnazione di tutti loro: un ragazzo e studente modello, fervente ammiratore dei discorsi di Martin Luther King. «Un protagonista impossibile» nelle parole dello stesso Whitehead, appartenente alla prima generazione di afroamericani che grazie alle proteste ed alle marce ha potuto sperare di vivere una vita migliore. Come purtroppo ancora oggi troppo spesso succede negli Stati Uniti, Elwood si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato. Esattamente come altre decine di giovani neri che rischiano la vita o vengono addirittura uccisi per aver portato troppo in fretta la mano alla tasca posteriore dei pantaloni. Come ricordava Gary Younge, lo scorso anno qui a Festivaletteratura, presentando il suo Un altro giorno di morte in America le statistiche sono agghiaccianti ed estremamente indicative del baratro sociale incolmato che separa neri e bianchi.

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Alla Nickel Elwood conoscerà Turner, orfano e ossessionato da una cosa soltanto: sopravvivere alla giornata senza rischiare troppo. La vita gli ha insegnato che tutte le persone possono essere solo meschine e crudeli. Il dialogo ed il confronto fra questi due opposti rappresenta il cuore filosofico del romanzo, così come l'inevitabile attrito fra gli ideali di libertà e le speranze che Elwood ripone nel futuro disattese dalla crudele realtà fatta di sangue, umiliazioni e privazioni. Un contesto che colpisce quando meno te lo aspetti e mette a dura prova la capacità di sopportazione tanto a lungo esercitata dal popolo nero negli Stati Uniti.

Whitehead sottolinea spesso quanto l'America sia ancora un paese razzista che lotta internamente per tentare di sradicare razzismo e xenofobia secolari. Le motivazioni sono sotto gli occhi di tutti dal 9 novembre 2016, quando Donald Trump è diventato il 45°esimo Presidente degli Stati Uniti. La sua politica ha rianimato discorsi sessiti, suprematisti ed alimentato il fuoco del sospetto e della segregazione. «Questo succede perché chi dovrebbe leggere non legge. Non so quale sia il ruolo della letteratura ma so che non è quello istituzionale, ha più a che fare con l'intimità di ognuno di noi, con il modo in cui segna la vita le nostre vite e ci costringe a ripensare le nostre convinzioni».

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All'intervistatore Stas Gawronski, che chiedeva come mai non avesse voluto visitare i luoghi della Dozier school for boys, l'autore ha risposto deciso che la stesura di questo romanzo è stata estremamente faticosa, soprattutto le ultime sei settimane, e per questo motivo non si sarebbe recato alla Dozier, altrimenti vi sarebbe andato solo con un bulldozer o della dinamite per eliminare ogni traccia di quel luogo infame.

La Dozier school for boys oggi non esiste più. Nel mese di ottobre 2018 l'uragano Michael ha distrutto tutto quello che restava dell'Istituto. Forse qualcuno, prima di Colson Whitehead, se n'è finalmente occupato.


Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Evento 61 “Il giorno in cui cambiò l’America” - Evento 109 “Madri e figlie coraggio” - Evento 110 “Per scrivere bisogna essere un camaleonte” - Evento 122 “Reinventare l’America” - Evento 168 “Un sogno coltivato a lungo” - Evento 173 “Contro il virus della noia” - Evento 183 “Il romanzo dalla sceneggiatura perfetta” - Evento 187 “Epica contemporanea” - Evento 189 “Sono femminista, scrivo femminista” - Evento 205 “Il maestro della narrazione”.

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