Nessuno vuole più lavorare
9 9 2023
Nessuno vuole più lavorare

La reazione degli abitanti del Paese della precarietà

1. Svegliarsi
2. Lavarsi, vestirsi, fare colazione
3. Uscire per dirigersi alla postazione di lavoro

Potrebbe essere una schematica descrizione di un classico lunedì di ottobre di un italiano medio. Niente di speciale, una mattina come tante. Eppure lo stesso "italiano medio" al punto due indugia un po' ed inizia a riflettere su cosa effettivamente dovrà affrontare nell'arco della giornata. Un turno di lavoro infinito che lo costringerà lontano dalla propria casa fino a serata inoltrata, pasti frettolosi in pause esigue, rischio di un incidente per mancate misure di sicurezza, paga decimata e, per concludere in bellezza, il rischio di non ricevere un rinnovo del contratto per la settimana seguente. Ora ditemi voi con quale entusiasmo il nostro povero lavoratore dovrebbe svolgere le proprie mansioni. Ed infatti quel fatidico lunedì il nostro operaio dice no a questi soprusi, sceglie di smettere di assecondare l'ingranaggio della precarietà: consegna le dimissioni.

Riguardo questo fenomeno ha deciso di indagare e scrivere nel suo libro la sociologa Francesca Coin, questo venerdì intervistata da Stefano Feltri. Dopo aver notato questi stessi avvenimenti in America, ha analizzato i dati statistici italiani, scoprendo così questa nuova effettiva tendenza da post-covid, seppur lenta, continua. In seguito, tramite incontri diretti, ha trasformato questi numeri in testimonianze delle persone coinvolte, che hanno aiutato a comprendere meglio le cause di queste azioni.

L'abbandono da parte della popolazione nei confronti delle proprie occupazioni è sicuramente un segnale evidente di un cambiamento inesorabile della nostra società e nasconde sia elementi negativi che positivi. Rivela un fallimento da parte degli enti che dovrebbero occuparsi del benessere dei dipendenti, quali sindacati e governo, che non sono stati in grado di assolvere il loro ruolo. D'altro canto queste scelte forti manifestano finalmente una presa di coscienza da parte degli impiegati che cominciano a rivendicare la dignità che gli è dovuta per legge. Questi si contrappongono all'altra porzione di comunità che invece, tristemente, è pervasa da un senso di rassegnazione verso l'incertezza perenne.

Negli ultimi anni la (dannosa) propaganda del lavoro-missione o lavoro-vocazione fa sempre più fatica ad attecchire in una realtà di instabilità come la nostra, in cui alla sforzo non è corrisposto un adeguato guadagno, in cui non si coglie più un'utilità nei propri incarichi. Sta scomparendo la percezione del lavoratore come parte integrante e sostanziale di una struttura più ampia, che alla fine giova a tutti. Questa concezione di collettività è stata sostituita da un individualismo in cui ognuno pone come priorità non più il proprio impiego ma, ad esempio, la salute fisica e mentale o gli affetti.

Altro fattore che incide particolarmente nel settore lavorativo del nostro Stato è l'elevata percentuale di personale assunto in nero. Questa condizione spoglia il dipendente di qualsiasi tutela e lo impiega in circostanze degradanti, come riscontrato spesso nella ristorazione o in generale nella sfera del terziario. Numerosi sono inoltre gli abusi subiti dalle donne considerate ancora un "accessorio" del mercato, facilmente ed anzi preferibilmente eliminabile. Tuttavia molti accettano tutto ciò, forse ritenendo sia l'unica soluzione per permettersi un tenore di vita dignitoso.

L'unica manovra possibile, auspicata dalla professoressa Coin per un futuro migliore, sarà quella, da parte del governo, di cambiare la narrazione attuale del fenomeno ammettendo gli errori delle politiche passate, non colpevolizzando i singoli che di fatto richiedono il rispetto di leggi già esistenti. Si può uscire da questa situazione di crisi solo con tanto dialogo e ascolto reciproco, sia all'interno delle aziende stesse, sia tra aziende e amministrazione.

«This book, being about work, is, by its very nature, about violence—to the spirit as well as to the body. It is about ulcers as well as accidents, about shouting matches as well as fistfights, about nervous breakdowns as well as kicking the dog around. It is, above all (or beneath all), about daily humiliations. To survive the day is triumph enough for the walking wounded among the great many of us. The scars, psychic as well as physical, brought home to the suppér table and the TV set, may have touched, malignantly, the soul of our society»
- introduzione al libro Working di Studs Terkel
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