Noi, i ragazzi di Jena
10 9 2023
Noi, i ragazzi di Jena

L’odissea romantica alla ricerca del proprio posto nel mondo

«Essere uno con tutto ciò che vive, tornare, in un beato divino oblio di sé, nel tutto della natura, questo è il vertice dei pensieri e delle gioie, questa è la sacra vetta del monte, la sede dell’eterna quiete, ove il meriggio perde la sua afa e il tuono la sua voce, e il mare infuriato assomiglia all’ondeggiare d’un campo di spighe», scrive Hölderlin in questo passaggio letto da Giovanni Franzoni tratto dall’Iperione. L’unione con la natura, la fusione dell’uno col molteplice, la ricerca di armonia e di perfezione all’interno della natura. È tutto scritto qui, insiste Alberto Rollo inaugurando il viaggio dentro la cultura romantica tenutosi nella cornice del giardino di Palazzo d’Arco, ricreando un atmosfera immersiva in cui anche il pubblico può sperimentare in prima persona questa comunione di spirito fra uomo e natura.

L’odissea romantica è un tuffo dentro la storia, la sensibilità, la poesia, la filosofia, tutto quello che fra 1794 e 1806 ha sconvolto la città di Jena, in Turingia, una città piccola con una grande università che con il suo brulicare di idee ha convogliato nelle sue aule i più importanti intellettuali del tempo. Jena in quei dodici anni è sconvolta dall’esuberanza, dalla passione, dalla giovinezza travolgente di questi ruggenti ragazzi che vanno così costituendo il cosiddetto circolo di Jena. I fratelli Schlegel, Novalis, Tieck e tante altre menti brillanti uniti da una forte amicizia e dalla voglia di dibattere e conversare danno vita a questo miracolo della cultura; animati dalle idee di Fichte e di Schelling, sul finire del Settecento questi giovani ragazzi provano a rimodulare il mondo. Il Tutto e l’Uno diventa il loro tormentone, riformulando le idee kantiane trovano nell’essere in movimento, nell’azione la chiave dell’esistenza: tutto si trasforma perché l’Io entra in azione, in contrasto con il non-Io.

Essere romantici significa dunque avere una nuova sensibilità verso il reale, approssimarsi alla realtà con un nuovo sentire, un porsi verso le cose rinnovato: «quando conferiamo al comune un senso più elevato, all’ordinario un aspetto misterioso, al noto la dignità dell’ignoto, al finito un’apparenza infinita allora io lo romanticizzo», legge Franzoni facendo risuonare le parole di Novalis. L’esperienza di Jena fonda quindi il proprio sentire in una parola, Sehnsucht, che non vuol dire nostalgia per qualcosa di passato, di un tempo perduto ma, al contrario, rappresenta il desiderio del desiderio, la tensione infinita verso qualcosa che è lì, racchiusa in una spirale continua che si muove fra filosofia e poesia, fra azione e sogno. La natura non assume quindi i contorni definiti del reale bensì quelli sfumati del sogno; tuttavia non bisogna confondere romantico con volatile, essere romantici è una scalata verso se stessi, verso la pienezza dell’essere, del proprio posto nel mondo che però non passa per la Bildung, la formazione dell’individuo professata da Goethe nel Wilhelm Meister.

Jena geograficamente parlando sembra essere alla giusta distanza dai principali centri della cultura tedesca, e tutto sembra convergere verso questo ambiente effervescente. La forza di questi ragazzi sta però anche qui, nel fuggire dalle influenze dei poeti più importanti dell’epoca, nell’andare in direzione contraria, nella ricerca di un proprio percorso. Jena è dunque la fine e l’inizio di un nuovo cammino delle idee che parte dai fermenti illuministi, passa per l’idealismo trascendentale kantiano e arriva alla filosofia della natura di Schelling. Nell’elemento naturale si nasconde però una percezione drammatica; il Reno cantato da Hölderlin sgorga dalla stessa sorgente del Rodano, che va verso la Francia, e del Ticino, che va verso l’Italia. Tre corsi d’acqua che contengono una copresenza di quello che non è solo Germania, ma Europa. Uno spettro però si aggira, la fine del Sacro Romano Impero nel 1806 segna il declino di questa esperienza appassionante. Poco a poco la fiammella si spegne, Hegel alla vigilia della battaglia di Jena consegna al proprio editore la bozza della Fenomenologia dello spirito sistematizzando il pensiero romantico. È questo l’ultimo atto di un’avventura dell’uomo, che nel nome dell’affinità di spirito ha rappresentato una pagina decisiva della cultura.

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