Ogni scrittore è un oracolo inverso
11 9 2020
Ogni scrittore è un oracolo inverso

Adriano Bon dialoga con Hans Tuzzi sulla vita, il narcisismo e le domande senza risposta

Le norme anti-Covid sono fondamentali per la sicurezza degli amici di Festivaletteratura. Per questo motivo Hans Tuzzi si fa intervistare da Adriano Bon, ma qualcuno rimane sorpreso quando sotto la Tenda Sordello si trova una sola persona e due poltrone. Potrebbe essere esserci un po’ di confusione, ma Hans Tuzzi è lo pseudonimo di Adriano Bon e il nome lo ha scelto nel lontano 2000 quando, con l’obiettivo di pubblicare un libro che fosse giudicato per il contenuto e non per il suo autore, si appropriò di uno dei personaggi di L’uomo senza qualità di Robert Musil.

L’autore sviscera i tratti salienti del suo ultimo libro Nessuno rivede Itaca (Bollati Boringhieri, 2020). Trenta minuti di Accenti non sembrano bastare ad Adriano Bon (senza occhiali) che con domande brevi e concise ripercorre i temi salienti di un romanzo dalla trama quasi difficile da definire. Hans Tuzzi (con gli occhiali) si diletta tra citazioni letterarie e riferimenti più o meno vicini al pubblico e con estrema fluidità tocca argomenti complessi, forse troppo, per il poco tempo a disposizione.

Per Tuzzi «la storia è una responsabilità», soprattutto quella individuale che si sovrappone inevitabilmente con quella collettiva. «Noi non siamo soltanto noi, ma siamo anche il tempo degli altri e della nostra storia» dichiara. Conscio dei suoi privilegi di occidentale, Tuzzi dedica un pensiero alle vittime degli eventi, a chi è rimasto schiacciato dagli avvenimenti e a cui è sempre più necessario dare voce. Si rende conto di questa necessità ripercorrendo la sua giovinezza quando il mondo, quello che era fuori dall’Europa, era poco raccontato e per questo poco conosciuto. Tuzzi da giovane aveva una cieca fiducia nel futuro, un sentimento poi disilluso che ha lasciato una profonda nostalgia, che penetra in tutte le pagine del suo romanzo.

Il protagonista, Massimo, parla di argomenti aulici e si rifugia in considerazioni più grezze, cerca in ogni riflessione domande che gli facciano capire quale sia il senso della sua esistenza. Tuzzi lo caratterizza inserendolo in una minoranza – che il lettore scoprirà leggendo il libro – sentendo la necessità di non dimenticarsi del diverso, augurandosi di non commettere gli errori del passato. La diversità è una necessità ed includerlo in questo libro è un punto di vista diverso sullo stesso universo.

Quella di Nessuno rivede Itaca è una storia che accumula tante storie. È un racconto che di autobiografico non ha nulla, ma che di Hans Tuzzi ha tutto.

Se vi siete persi questo Accento, è possibile riguardarlo in streaming sul sito di 2020.festivaletteratura.

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