Our Louis
9 9 2022
Our Louis

Mirco Rubegni Quintet racconta Louis Armstrong

Ci sono musicisti che lasciano melodie nella storia. Incise nella memoria collettiva cambiano forme, mutano e si traducono ampliandosi di significato, senza tuttavia alterare il messaggio. Il lavoro di arrangiamento di Mirco Rubegni e del suo quintetto composto da Federico Scettri (batteria), Glauco Benedetti (tuba, trombone a pistoni ed euphonium), Gabrio Baldacci (chitarra) e Simone Padovani (percussioni), sembra far emergere questo tipo di memorie sonore.

Frammenti di melodie, campionamenti di voci e armonie servono a tracciare una costellazione simbolica di Louis Armstrong in un arrangiamento che rimane estremamente personale (da cui My Louis) ma sincero. Il concerto non vuole essere un’antologia, ma una trascrizione che ricorda un diario. Una serie di schizzi, gesti, segni musicali abbozzati che delineano una figura lontana di cui si sente solamente la voce.

La tromba di Mirco Rubegni ha uno spettro tecnico impressionante. La capacità di variare da timbriche flebili per dirigersi tramite verticose scale e rapidi arpeggi verso note che capita raramente di sentire, perlomeno suonate bene. Sul suo arrangiamento Rubegni danza e sviluppa melodie che si tessono perfettamente con gli altri quattro. Il virtuosismo tecnico non è arrogante ma rimane a disposizione per il racconto musicale collettivo.

Il quintetto suona con una sinergia ed un’intesa rara. Sembrano avere tutti e quattro qualcosa in comune, forse sono orfani di Armstrong . L’eredità ha un peso significativo importante ma non sembra appesantirli. l rito musicale oscilla tra il ricordo con l’obbligo che sembra una necessità impellente di tramandare il messaggio.

La serata non si confà ad un concerto esclusivamente jazz. Così come gioca con i campionamenti e le tracce sonore, gioca anche con i confini e le categorie musicali, spostandosi continuamente dalla musica d’ambiente verso ritmiche decisamente più calde e tropicali.

L’esibizione termina con Black and Blue. «Una canzone forse attuale per i nostri tempi» dice Rubegni. D’altronde come diceva Cassiodoro, consigliere di Teodorico il Grande e fondatore del monastero Vivarium a Squillace : «Se continueremo a commettere ingiustizie, Dio ci lascerà senza musica».

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