Più quadri e meno descrizioni nei musei
9 5 2019
Più quadri e meno descrizioni nei musei

Anna Ottani Cavina e la sua proposta al museo della lingua italiana

Lo sport, la scienza, l'arte, la storia, la radio, la moda e ovviamente la letteratura saranno chiamati a mobilitarsi in prima persona per un'ambiziosa e indifferibile impresa culturale: la nascita di un museo della lingua italiana. Durante i giorni della manifestazione scrittori ed esperti della vita culturale conversano con Antonelli sulle interazioni che intercorrono tra il linguaggio usato nel proprio ambito specifico e le parole di tutti.


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«Abbiamo perso l’allenamento a leggere le immagini».

Esordisce così, Anna Ottani Cavina, a lungo docente di Storia dell’arte all’Università di Bologna, visiting professor a Yale, Brown e Columbia University, curatrice di mostre nazionali e internazionali, suggerendo la necessità di uno “spartito visivo” di forte impatto anche all'interno di un progetto che si propone di ricostruire le trasformazioni della lingua italiana e la sua letteratura. Per quanto, come in ogni esposizione, siano necessari dei pannelli descrittivi delle opere in mostra, l’immagine deve restare il fulcro. Si deve sfruttare il potere - unico dell'arte - di parlare direttamente, in modo universale e restituire così centralità alle arti visive, mettendo da parte, se possibile, gli intellettualismi della letteratura. In passato, infatti, solo alcuni privilegiati avevano accesso al mondo letterario, mentre la possibilità della contemplazione artistica era aperta a tutti e rappresentava il mezzo tramite il quale la maggior parte delle persone poteva conoscere i grandi eventi della storia mondiale (si pensi al topos artistico di Napoleone con il mantello rosso che attraversa le alpi a cavallo, quadro di David).

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Questa necessità dell’uomo si manifesta fin dal XVII secolo, quando i grandi artisti intraprendevano viaggi nell’Europa continentale per ammirare con i loro occhi le maggiori opere della classicità italiana che fino ad allora avevano solo studiato su carta.

«Froh empfind’ ich mich nun auf klassischem Boden begeistert». Scrive così Goethe nella quinta elegia, composta durante il suo Grand Tour in Italia, di sentirsi ispirato e lieto solo ora che giace su suolo classico.

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Dopo aver caldeggiato il recupero dell'immagine nelle mostre, a conclusione dell’incontro, l’autrice partecipa alla raccolta partecipata (spiegata qui) proponendo di inserire nel museo della lingua il quadro di Reynolds che ritrae Giuseppe Baretti affetto da una potente miopia, con un libro a pochi centimetri dal volto, per celebrare l’intensità della lettura e il profondo rapporto con i testi dell’epoca.

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Per saperne di più sul progetto, ecco il video di presentazione:

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Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:


Mercoledì 4 ore 19:00 “Museo della lingua italiana: Letteratura” - Giovedì 5 ore 10:00 “Museo della lingua italiana: Arte” - Giovedì 5 ore 19:00 “Museo della lingua italiana: Moda” - Venerdì 6 ore 10:00 “Museo della lingua italiana: Scienza” - Venerdì 6 ore 19:00 “Museo della lingua italiana: Teatro” - Sabato 7 ore 10:00 “Museo della lingua italiana: Storia” - Sabato 7 ore 19:00 “Museo della lingua italiana: Musica” - Domenica 8 ore 10:00 “Museo della lingua italiana: Radio”.

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