(caricamento...)

«Solo i poeti ritornano dove non hanno mai vissuto» Miguel Angel Arcas

A spasso sul furgone poetico, Stefano Raimondi lascia Milano per venire a Mantova e dar vita alla città la quale prende corpo sotto gli occhi degli astanti che vedono trasformarsi le vie in vene e gli incroci in pensieri. Svoltato l’angolo si scoprono luoghi inaspettati e la poesia di Raimondi non fa altro che esaltare l’impianto urbano con lo sguardo del poeta capace di far parlare la città nella sua quotidianità: tetti svettano fieri, i balconi si espongono con coraggio e le panchine raccontano storie di amori, e baci, e abbandoni.

In un percorso articolato in quattro tappe, Raimondi accompagna il pubblico per città che diventano padri, per poi fuggirvi quando, arrivata l’estate, si parte per le vacanze, in quello che diventa un viaggio formativo di crescita e di cambiamento al ritorno dal quale non si è più uguali a prima.

E con piacere voyeristico Raimondi spia per la città le storie degli altri, sbirciando dentro le finestre le vite altrui o soffermandosi a guardare per la strada la zitella che cammina a raso delle auto, e che fa della città un piccolo paese in cui alla fine si sa tutto di tutti.

In ultimo le città dell’abbandono. Un viaggio poetico sullo sfondo delle piazze mantovane sulla scia della voce di Raimondi, che si conferma sentimentale cantore dell’urbano.

Milano svapora in una metafisica città che si fa luogo di storie universali e di sentimenti umani. Vie come vene, incroci come pensieri.

<«Solo i poeti ritornano dove non hanno mai vissuto».