Preparare la pace
8 9 2023
Preparare la pace

La possibilità del terzo paradiso

Personalità differenti ma fortemente connesse hanno dialogato nel corso dell’evento dal titolo evocativo “Bisogna credere”. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e attuale Presidente CEI (Conferenza Episcopale Italiana), e Michelangelo Pistoletto, scrittore ed esponente della corrente artistica dell’Arte Povera, attraverso le domande e gli interventi talvolta ironici del giornalista Luca Bottura, si sono espressi sul rapporto tra arte e fede che secondo l’arcivescovo si manifesta proprio nell’operato e nella figura di Pistoletto.

La “Pace preventiva” che è stata il titolo della mostra di Pistoletto, è uno degli argomenti trattati all’interno del suo libro La formula della creazione. L’importanza della pace come fondamento della vita e la creatività come responsabilità dell’artista, sono i due concetti sottolineati nel primo intervento di Pistoletto. «Tutta l’umanità è creativa», la scienza come espressione della nostra intelligenza e della nostra inventiva può portare beneficio e conoscenza, ma anche pericolo e distruzione: dipende da come è utilizzata.

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Matteo Maria Zuppi, autore con Walter Veltroni del volume intitolato Non arrendiamoci, unendosi al pensiero di Pistoletto aggiunge anche che «la pace non è mai scontata» e precisa «quella che ci aspetta lo è, quella terrena no», e anzi crede necessario «preparare la pace». Nonostante infatti le lezioni severe che la storia ci ha impartito, tra guerre e distruzioni, non sembriamo aver recepito alcun insegnamento: non siamo stati in grado di preparare la pace. Riguardo alla creatività si esprime dicendo che non andrebbe utilizzata per distruggere e che la costruzione della pace si basa sul cercare di «disarmare il nemico» senza mezzi violenti.

L’arte, per Pistoletto, è stata negli anni possibilità di credere e di scoprire, trasmettendo un segno e una percezione che prima non c’erano. La creazione è una responsabilità, ma anche una possibilità per uscire dagli schemi e pensare a segni e metodi «mai consumati». Per essere creativi non è necessario negare il passato, dobbiamo essere consci di ciò che ci precede per superarlo e creare qualcosa di mai visto. La bellezza, secondo il Presidente della CEI, ha la meravigliosa capacità di «riempirci gli occhi ed esprimere ciò che c’è di più umano». L’opera d’arte trascende il senso della vista perché è frutto della creatività. Per questo che esiste un forte legame tra arte e religione.

Sulla tematica della distinzione tra bene e male, verità e falsità, l’arcivescovo dice che il brutto e l’osceno hanno una certa attrattiva: bisogna rinunciare al male e cercare di non confondere il vero con il nostro immaginario. Bisogna piuttosto abbracciare la bellezza del Creatore e delle creature che sono sempre «espressione dell’amore», come lo è l’atto artistico.

L’atto creativo per Pistoletto si apre a materiali e idee innovative come l’utilizzo dello specchio, oggetto emblematico del «rapporto umano non competitivo» che egli ricerca. «Cedere una parte di me stesso a chi è disposto a cedere una parte di se stesso» scriveva per descrivere l’installazione della 34^ Biennale di Venezia, nel 1968.

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Presenta poi la scultura Rebirth ispirata al simbolo dell’infinito che entra anche nella copertina del suo libro, che si compone di 193 pietre che, in rapporto tra di loro, sono simbolo di rinascita. Nel giorno in cui si credeva che sarebbe finito il mondo e che l’umanità avrebbe cessato di esistere, l’ormai lontano 20 dicembre 2012 (secondo il calendario Maya), egli dà vita a Rebirth con la volontà di far rinascere, piuttosto che morire, la nostra società.

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Il terzo paradiso, libro pubblicato dall’artista per la prima volta nel 2007, ci rende partecipi del fatto che abbiamo ormai vissuto due paradisi, uno naturale e uno artificiale. Ora viviamo in un mondo corroso, saturo di artifici prodotti dall’intelligenza umana e il vero problema è che stiamo perdendo il contatto con la natura. Per evitare tutto ciò, bisognerebbe «combinare i due elementi», rendendo la creazione artificiale meno distruttiva e riconnettendoci al primordiale paradiso naturale.

Per creare questo terzo paradiso, c’è bisogno di collaborazione, di socialità, esorta l’arcivescovo Zuppi, perché la bellezza è vera solo se condivisa. La solitudine alla quale siamo stati costretti negli anni della pandemia ci ha resi più fragili, ma per raggiungere l’equilibrio tra natura ed artificio bisogna essere uniti. Papa Francesco all’interno della sua seconda enciclica intitolata Laudato si', afferma che stiamo distruggendo la natura che ci è stata donata, ma, nonostante ciò, non sembriamo comunque soddisfatti. «Solo la bellezza ci fa star bene e ci soddisfa e per perseguire la bellezza non possiamo distruggere.

Il progresso non va visto soltanto come un qualcosa di negativo, ma anche come splendido processo di creazione. La memoria collettiva che si è progressivamente creata grazie allo sviluppo delle tecnologie e dei social media ha permesso di dar vita a dimensioni nuove e inimmaginabili. «Con l’aiuto della memoria e dell’artificio abbiamo creato un’anima collettiva in cui ognuno di noi cerca di inserire il proprio messaggio» aggiunge Michelangelo Pistoletto.

Nella nostra realtà, in cui ormai è rimasta poca dialettica tra artificiale e naturale e in cui la guerra non cessa di esistere, ci si può quindi aggrappare alla bellezza della creatività e alla ricerca e preparazione della pace. L’ingrediente per la “pace preventiva”, dunque, dice l’arcivescovo è «non rinunciare mai alla propria ed altrui bellezza, anche quando non la si vede». Bisogna cercare sempre la bellezza, come estremo opposto alla guerra. Bellezza come armonia ed equilibrio.

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