Prestare ascolto
9 9 2023
Prestare ascolto

Valérie Perrin e Elisabetta Bucciarelli dialogano su Il quaderno dell’amore perduto

Per Valérie Perrin è la prima volta a Mantova, e viene accolta da un pubblico che si alza per applaudirla fragorosamente. Emozionata da tanto calore ricevuto, anche lei si commuove e fa un video col telefono al pubblico, per portarlo a casa con sé.

«È una rockstar» dice Elisabetta Bucciarelli, sintetizzando il successo editoriale che la scrittrice ha ricevuto in Italia. Quando poi chiede in quanti del pubblico abbiano letto Cambiare l’acqua ai fiori, la platea intera alza le mani. L’incontro di oggi non vuole però parlare del bestseller che tutti conoscono ma della prima uscita di Valérie Perrin, Il quaderno dell’amore perduto.

Ne Il quaderno dell’amore perduto il tema al centro è l’ascolto delle generazioni precedenti. Il personaggio principale, Justine, lavora in una casa di riposo ed è una grande ascoltatrice delle storie dei residenti. Valérie Perrin rivela che ha scritto il libro per la necessità di trasmettere l’importanza di ascoltare le persone anziane, prima che non siano più con noi. Nella sua storia personale, confida al pubblico, i nonni hanno avuto un’importanza particolare, ed è stato questo a innescare la voglia di scriverne.

Il tema dell’anzianità è per Valérie Perrin un’importante questione contemporanea. Fino a due o tre decenni fa, le persone che invecchiavano restavano nella casa in cui abitavano assieme a figli e nipoti, che riuscivano a trovare le risorse per prendersene cura. Oggi, che il lavoro e i ritmi di vita dei più giovani hanno reso insostenibile tutto ciò, le persone anziane rimangono sole a casa loro, oppure sono trasferite in una casa di riposo. Sua nonna, racconta l’autrice, venne trasferita in una casa di riposo. Mentre a casa sua era sempre sola e triste, in casa di riposo trovò invece una nuova voglia di vivere. Nonostante questo, andarla a trovare per l’autrice era tornare a contatto con un forte senso di colpa, con cui non riuscì mai a far pace.

La bellezza della vecchiaia, continua Perrin, è riscoprire la meraviglia di vivere, che durante l’età adulta è stata annebbiata dai tanti impegni. È per questo che si dice che “i vecchi tornano bambini”: perché si riconnettono alla gioia autentica di vivere.

Un altro aspetto che ha interessato la scrittura del suo romanzo è la trasmissione generazionale: cosa hanno in comune una persona anziana e una ragazza di vent’anni, e come possono arricchirsi a vicenda? Justine, la protagonista de Il quaderno dell’amore perduto, ha vent’anni ma è bloccata nella sua vita. Sarà attraverso i residenti della casa di riposo che imparerà a conoscere l’empatia e a conoscere se stessa.

Bucciarelli chiede quand’è che si diventa vecchi; Perrin risponde che si può essere vecchi anche a quindici anni, per quanto la riguarda. La vecchiaia per lei è quando non sogniamo più, quando non teniamo più accanto al letto la nostra lista di desideri, e la mattina ci alziamo senza un progetto. Forse è anche questo un ingrediente del successo dei suoi romanzi: la vecchiaia di cui Perrin scrive è una vecchiaia giovane, che ha tanto raccontare a chi ha la voglia di ascoltarlo. Una vecchiaia animata da amore e ancora speranze nel futuro.

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