Progetto Manhattan 2.0
6 9 2018
Progetto Manhattan 2.0

La proposta di Peter Wadhams per combattere il cambiamento climatico

Come per le questioni legate ai fenomeni migratori e alla crisi delle democrazie, anche per le sfide ambientali si rende necessario un salto di pensiero: Festivaletteratura va in questa direzione e propone diverse analisi delle tematiche ambientali, nelle molteplici interazioni tra uomo e ambiente.


«Essere degli esperti di aree polari è come avere il mal d’Africa: si parla solo di quello». Così Carlo Barbante apre l'incontro S.O.S. Artico, in cui il suo collega e amico Peter Wadhams presenta il suo ultimo libro, Addio ai ghiacci, in cui parla della scomparsa del ghiaccio artico. E delle possibili alternative a scenari apocalittici.

«La prima grossa difficoltà quando si parla di cambiamento climatico sono i numeri: di solito sono o troppo piccoli, o troppo grandi», spiega Wadhams. Il 17 Marzo 2018 è stato registrato il livello di estensione dei ghiacci che coprono il mare dell’Artico - 14.48 milioni di km quadrati. Il numero, che a primo impatto sembra enorme, costituisce in realtà uno dei rilevamenti peggiori degli ultimi anni; l'estensione dei ghiacci odierni costituisce in realtà appena un quarto di quella registra per la prima volta 39 anni fa, nel 1979. La seconda problematica che sorge quando si parla di scioglimento delle calotte artiche sta nel tono della comunicazione. «Per Amitav Gosh una delle regole della narrativa è che la storia deve essere simile alla realtà - ricorda Barbante - ma se si è troppo catastrofici, è difficile essere presi sul serio». Purtroppo quando si parla dell'Artico è difficile non assumere tali accenti: secondo le stime del professor Wadhams, potremmo non avere più ghiaccio artico in estate già a partire dal prossimo anno. Ma non tutti ci vogliono credere.

Ma come mai la condizione dell'Artico sta peggiorando così velocemente? La risposta non è chiara neanche agli esperti; quello che si sa con certezza è questa zona si sta scaldando 3-4 volte più velocemente del resto del mondo. Proprio per questo Wadhams individua nello studio dell'Artico una delle priorità della comunità scientifica, perché «quello che accadrà nel mondo è quello che sta già accadendo lì». Uno degli elementi che sicuramente influiscono sullo scioglimento delle calotte è l'aumento della temperatura, dovuto a sua volta dalla diminuzione della capacità di riflettere la luce, meglio conosciuto come fenomeno albedo. Le zone nere (ovvero le zone d'aqua) hanno un effetto albedo novanta volte inferiore alle zone ricoperte da neve, che invece riescono a riflettere quasi tutta la luce da cui vengono colpiti. Al contrario l'acqua assorbe quasi tutta la luce, scaldandosi: questo fenomeno, insieme all'elevata presenza di anidride carbonica nell'aria, non fa che accelerare il processo di scioglimento dei ghiacci.

La perdita di estensione dei ghiacci non riguarda solo l'ecosistema artico ma è uno dei problemi mondiali più pressanti, le conseguenze infatti hanno già un impatto su larghissima scala - e continueranno ad averne. La perdita della calotta artica significa anche un cambiamento del clima terreste, con zone storicamente fredde come il Canada diventate ora improvvisamente calde, e zone più miti attraversate ora da ondate di gelo inusuali. E il primo settore economico a soffrire è quello dell'agricoltura. «La perdita di produzione cerealicola porta a un aumento dei prezzi, che a sua volta porta all'aumento di tensioni sociali, soprattutto nei Paesi più poveri» spiega Wadhams. Oltre all'aumento dei prezzi, un altro fenomeno causato dal dissolvimento dei ghiacci è l'aumento del livello dei mari, tanto grave da mettere a rischio la tutta la costa adriatica, il punto più vulnerabile dell'Italia.

La perdita dell'Artico è ormai un processo inevitabile e irreversibile; la vera lotta adesso si deve concentrare sulla diminuzione della CO2. Nonostante gli accordi intergovernativi degli ultimi anni, tra cui l'ultimo quello di Parigi, Wadhams non ha dubbi: «rimanere nei target è impossibile e anche se le emissioni di alcuni Paesi stanno diminuendo, il cambiamento sta avvenendo troppo lentamente. Cina e India poi non hanno intenzione di fermarsi. Non possiamo ridurre l'anidride carbonica dall'atmosfera: dobbiamo toglierla». Esistono attualmente due progetti che potrebbero diminuire il riscaldamento globale: il primo consiste in una nave senza equipaggio, che pompa vapore nell'aria schiarendo e addensando le nuvole, contribuendo quindi ad aumentare il loro livello albedo, rendendo più difficile l'assorbimento della luce nell'ambiente terrestre. ll secondo progetto dovrebbe trasformare l'anidride carbonica in un elemento solido, che a sua volta potrebbe essere utilizzato come carburante. «La tecnologia c'è, ma costa. L'unico modo per abbattere i costi è investire nella tecnologia» conclude il professor Wadhams, che lancia l'appello per la creazione di un Progetto Manhattan 2.0: un nuovo progetto che abbracci tutta la comunità scientifica mondiale. Per garantire la possibilità di vita sulla Terra.


Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Nelle puntate precedenti ... ambiente, mercoledì 5 settembre - Evento 3 “Quando le erbe erano divinità” - Evento 19 “Gli animali più incredibili del mondo” - Nelle puntate precedenti ... ambiente, giovedì 6 settembre - Evento 24 “Combatto perchè sono vivo” - Evento 27 “Un ronzio nei parchi di città” - Evento 54 “Anima animale” - Evento 62 “Preferisco il bianco e nero” - Evento 68 “Sulle tracce del leopardo” - Evento 70 “Le profezie di Maja” - Nelle puntate precedenti ... ambiente, venerdì 7 settembre - Evento 75 “La guerra dell'acqua” - Evento 88 “Animali XXS” - Evento 120 “Texture naturali” - Nelle puntate precedenti ... ambiente, sabato 8 settembre - Evento 132 “Etica e politica per il mondo di domani” - Evento 159 “Una foresta come esempio” - Evento 171 “L'apicoltura resistente”.

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