Quando a ridere è Watson
5 9 2018
Quando a ridere è Watson

Come insegnare l’umorismo al proprio computer secondo Marco Malvaldi

A Festivaletteratura quest'anno si ride. All'umorismo, uno dei generi letterari più misconosciuti e bistrattati dalla critica, saranno dedicati numerosi e bizzarri eventi, frutto della complicità di scrittori e artisti che hanno coltivato questa passione in semi-clandestinità.


America, 14 febbraio 2011: durante la trasmissione di uno show chiamato Jeopardy! (per gli italiani Rischiatutto!), Brad Rutter, vecchia guardia del programma, sfidava l’altro volto ormai noto Ken Jennings. Fin qui tutto tranquillo e familiare per i telespettatori americani, se non per il fatto che la sfida comprendeva anche un terzo partecipante. Tra i due uomini si vedeva chiaramente il brillante schermo del computer Watson che, contro ogni aspettativa, vinse la battaglia contro le due menti umane portandosi a casa la vittoria. Basta digitare su YouTube “Jeopardy Watson final” per godersi lo spettacolo.

L’ultimo libro di Marco Malvaldi, Per ridere aggiungere acqua, comincia proprio con il racconto di quest’aneddoto. L’ispirazione arriva da Luciano de Crescenzo, il quale, alla domanda se saremmo mai stati in grado di ritenere intelligente un computer, risponde: «Quando capirà che scherzo».

Dunque, Watson potrà mai riuscire a ridere?

Nel suo intervento in Piazza Mantegna, lo scrittore e chimico toscano, si mette di fronte alla lavagna per spiegare cos’è l’umorismo computazionale e come potremmo insegnare l’ironia a un computer che, a oggi, riesce ad analizzare il linguaggio, ma non è ancora in grado di cogliere il contesto in cui due persone parlano. Questo perché l’umorismo è una capacità tipicamente umana che funziona in maniera ben precisa. Innanzitutto, ognuno di noi ride se riesce a cogliere il fattore sorpresa – ad esempio se vedessimo un uomo scivolare su una buccia di banana per strada. Smetteremmo di farlo però se quest’uomo fosse nostro padre, o nostro fratello: più che ridere ci preoccuperemmo che non si sia rotto una gamba.

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Quindi, ciò che ci fa ridere deve essere irreale e non deve coinvolgere in prima persona chi sta guardando. Inoltre, se quest’uomo fosse in giacca e cravatta, ben pettinato e sbarbato e si ritrovasse malamente a cadere di fronte a tutti, ne rideremmo ancora di più, poiché non ci aspetteremo mai da un tale personaggio una caduta così rovinosa. Per una persona, una situazione diventa comica nel momento in cui la sua conclusione non è sentita come compatibile con il suo inizio. Un computer invece riesce solamente a interpretare una frase creando delle categorizzazioni: parole diverse possono essere ricondotte ad un’unica categoria, che può essere lo sport o la politica, ma non riesce a capire se c’è incompatibilità tra l’inizio e la fine di una frase o di un’azione, poiché non è ancora in grado di scindere cosa lo riguarda da ciò che non lo riguarda. Dunque, non può ridere.

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L’umorismo è un fatto umano: ridere serve per farci sentire parte di un gruppo, per ricercare i nostri simili e identificarci con essi. Malvaldi ci ricorda come molto spesso tendiamo a giudicare una persona in base al suo senso dell’umorismo. Talmente vero che tale Charles Sherwood inventò qualcosa che tutti noi abbiamo sentito guardando una serie tv o dei cartoni animati: la macchina delle risate. Gli studi dell’epoca avevano dimostrato che in gruppo si ride molto di più di quando si è soli. Quindi, far sentire delle risate create apposta dopo una battuta incentivava la risata del pubblico e garantiva il successo dello spettacolo.

Umoristi computazionali e linguisti non sono ancora giunti a delineare un modo che permetta di far capire a un computer come si ride e perché qualcosa ci fa ridere, ma gli studi stanno proseguendo, e lo stesso autore si dice fiducioso di poter insegnare – prima o poi – a Watson a godersi finalmente una battuta.


Per chi vuole approfondire il percorso, Festivaletteratura propone:

Libro a Sorpresa, mercoledì 5 settembre ore 19.00 - Evento 14 “Storie da conigli ruggenti” - Evento 16 “Homo ridens lab” - Libro a Sorpresa, giovedì 6 settembre ore 12.00 - Evento 33 “Raccontare i fatti propri a fumetti” - Libro a Sorpresa, giovedì 6 settembre ore 18.00 - Evento 43 “Vietato annoiare” - Evento 56 “The Wild Man of Fiction” - Libro a Sorpresa, venerdì 7 settembre ore 12.00 - Evento 86 “Umorismo Toscano” - Libro a Sorpresa, venerdì 7 settembre ore 18.00 - Evento 99 “Le mille facce di A. A.” - Accenti, venerdì 7 ore 22.00 - Evento 107 “Fiutare l’ironia della quotidianità” - Libro a Sorpresa, sabato 8 settembre ore 12.00 - Libro a Sorpresa, sabato 8 settembre ore 14.00 - Evento 151 “Quando la matita lascia il segno” - Libro a Sorpresa, sabato 8 settembre ore 19.00 - Evento 193 “Bravo brevissimo” - Libro a Sorpresa, domenica 9 settembre ore 12.00 - Libro a Sorpresa, domenica 9 settembre ore 14.00.

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